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L’azienda vitivinicola Argiolas applica nuove tecnologie al servizio del vino

di Emanuele Pellucci

13/04/2009

Da 90 anni la famiglia Argiolas si occupa di viticoltura, anche se il debutto ufficiale del marchio risale al 1991. Un’azienda giovane con tradizioni antiche che ha bruciato le tappe grazie ad una politica d’investimenti e di ricerca che l’ha resa un esempio per l’intero movimento vitivinicolo isolano. Da Antonio, che nel 1936 l’avviò, ai figli Franco e Giuseppe fino all’attuale terza generazione composta da Francesca, Valentina,Maria Luisa e Antonio, è stato un susseguirsi di tappe che hanno portato l’azienda di Serdiana al punto in cui è oggi: 250 ettari di vigneto, 40 di oliveto, 2.500.000 di bottiglie di vino, un export in 52 Paesi.
“Il nostro obiettivo”, ci dice Valentina Argiolas, che in azienda si occupa di marketing, comunicazione ed export, “è sempre stato quello di avere un’azienda dinamica e innovativa che puntasse alla qualità e che potesse essere altresì garante delle tradizioni”.
Una filosofia che ha dato risultati importanti, grazie anche alla collaborazione tecnica di Giacomo Tachis e all’impegno costate dell’enologo Mariano Murru, che ha portato alla creazione di prestigiosi vini come il rosso Turriga, a base di Cannonau, che ha fatto conoscere nel mondo il nome di Argiolas. Altri ottimi vini hanno arricchito la gamma dei bianchi (Vermentino e Nuragus i vitigni più utilizzati), dei rossi (i Doc Perdera e Costera, gli Igt Korem, Is Solinas, ecc.) e dei dolci (dallo splendido Angialis, vendemmia tardiva a base di Nasco con un 5% di Malvasia di Cagliari), al celebrativo Antonio Argiolas, dedicato ai 100 anni del patriarca (Cannonau e 5% Malvasia nera).
Oltre alla qualità, che resta l’obiettivo ultimo della filosofia aziendale, Argiolas si distingue per il notevole impegno nella ricerca e nell’innovazione tecnologica. A partire dal 1998 sono stati avviati investimenti in progetti d’iniziativa aziendale e pubblica con due filoni: la ricerca legata alla tradizione e l’innovazione tecnologica in vigna e in cantina.
Del primo fa parte il Progetto Convisar, relativo alla caratterizzazione dei vitigni tradizionali, allo studio sulla frazione aromatica e fenolica dei vitigni, alla conservazione dei vitigni minori e alla coltivazione franca di piede con uno studio sul Carignano della zona di Is Solinas dalla quale deriva il nome del vino stesso.
Legati all’innovazione tecnologica i progetti Vinex ed Enowireless. Il primo è un progetto presentato da Argiolas al Ministero della pubblica istruzione, altamente innovativo poiché è stato realizzato un prototipo di macchina (prima applicazione a livello internazionale) capace di raffreddare le uve in vigna. Un sistema che permette di preservare gli aromi e le sostanze fenoliche delle uve appena colte, anche in condizioni di alte temperature, di avere vini più longevi e di ridurre l’utilizzo dei solfiti. Il Progetto Enowirelles, invece, è realizzato in collaborazione con Sardegna Ricerche, le università locali e quella californiana di Davis. Esso si propone l'utilizzo dei più recenti sviluppi nelle reti di sensori da impiegare nella gestione dell’irrigazione della vite con l’obiettivo di migliorare l’utilizzo delle risorse idriche, con un intervento mirato e strettamente correlato alle esigenze della pianta.
Argiolas ha deciso di investire anche sulle proprietà salutistiche di uve e vini. Nel progetto Vinex, in collaborazione con il dipartimento di biologia sperimentale dell’università di Cagliari, si è evidenziata la capacità antiossidante di alcuni composti contenuti nelle uve e nei vini tradizionali dell’isola (acidi fenolici, flavonoidi e stilbeni, vedi resveratrolo) che hanno un ruolo importante nelle patologie da stress ossidativi (arterosclerosi, tumori, ecc.). Nel progetto Convisar si è studiato un utilizzo oculato dei fitofarmaci per diminuire l’impatto ambientale e preservare la salute del consumatore nonché la possibilità di ridurre il tenore alcolico dei vini selezionando lieviti basso produttori di alcool. Infine, nel progetto Sulphree (con il placet della Comunità europea) l’azienda si è impegnata nella ricerca di un prodotto naturale sostitutivo dei solfiti per permettere anche ai consumatori più sensibili (vedi mercati orientali) di gustare con serenità un buon bicchiere di vino.

Emanuele Pellucci

Tratto da "Civiltà del bere" di Aprile 2009