Donne in vigna

Donna in Vigna: Khanh Nguyen

di Guido Ricciarelli

22/04/2010

Dal libro Donne in vigna, a cura di Mario Busso e Angelo Concas - edizione Vinibuoni d’Italia Biblioteca. 

 

Racconto di Guido Ricciarelli

Donna in Vigna: Khanh Nguyen

Proprio così: continuate a cercare e troverete. Con questa convinzione, giusto dieci anni fa, Khanh Nguyen e Franco Batzella hanno fatto il grande passo. Lasciati alle spalle venti anni frenetici nella finanza internazionale, con ruoli di rilievo nella Banca Mondiale, sentono irresistibile il richiamo di una nuova sfida. Il vino fino ad allora rappresentava un sogno. È diventato un progetto di vita. Khanh dipana la matassa dei ricordi ed il racconto prende forma. Data 1999 il loro insediamento in Toscana, inizialmente posizionato in due distinti nuclei, a Montalcino e a Bolgheri. Khanh è una perfezionista. Attinge ai buoni consigli del Prof. Attilio Scienza, sotto la cui direzione ottiene un master universitario in gestione vitivinicola. Ricorre ben presto alla consulenza tecnica di un professionista come Attilio Pagli, enologo di solida reputazione. La fase di start up è complessa e territori tanto diversi e impegnativi mettono rapidamente davanti a un bivio. La scelta cade su Bolgheri ed è qui che ben presto si concentrano tutti gli sforzi aziendali. La conduzione agronomica costituisce il focus principale nell’operare quotidiano di Khanh Nguyen (il marito Franco si dedica all’aspetto commerciale). Non c’è grande vino senza un’uva perfetta fino dal vigneto. Congenita, e non potrebbe essere altrimenti visti i trascorsi manageriali, l’attenzione agli equilibri di impresa. La mia più forte ossessione – confessa Khanh Nguyen - è il rapporto qualità/prezzo che non deve essere semplicemente corretto ma ottimale per ogni etichetta. E la bottiglia si deve bere fino all’ultimo sorso, lasciando ai cacciatori di trofei la sensazione di pesantezza di tanti bicchieri da concorso. Vini bolgheresi accessibili, questo l’obiettivo in buona sostanza, perché ogni giorno possa rappresentare un’occasione speciale.
È ora di verificare la bontà delle intenzioni ed iniziamo la degustazione. Packaging e nomi scelti per i vini non passano inosservati. Spesso ispirati alle poesie di Giosuè Carducci e Gabriele d’Annunzio racconto di (Peàn, Mezzodì, Digià, Pinksy) alternano in etichetta sfondi bucolici ed ideogrammi (Tam - ovvero cuore, passione). Label con tanto di citazione tratta da “Ruit Hora” del Carducci per il Pinksy, un Rosato a prevalente base di Syrah (60%) con saldo di Cabernet Sauvignon (40%). Ecco, vivaddio, un rosato non banale, classico “vino da sete”, adattissimo per le cadenze estive, quando la cucina, anche qui sulla Costa degli Etruschi, si alleggerisce. Le fresche note speziate tipiche dell’uva dominante improntano la beva, tutta giocata sui piccoli frutti di bosco, non complessa ma dinamica e scattante. Denota un’ampia versatilità di abbinamento, dote non così comune, ad un prezzo veramente alla portata di tutte le tasche. È ora la volta del primo rosso aziendale, il Digià, blend di Cabernet Sauvignon (50%), Syrah (40%), Cabernet Franc (10%). Tutt’altro che esasperate le rese per ettaro (80 quintali) per un bicchiere sciolto, agile nella sua morbidezza fruttata di fondo, assecondata in parte da un affinamento di 6 mesi in barrique. Apprezzabile la leggera sfumatura balsamica alla persistenza. Un altro prodotto centrato nel pricing, da sposare anche con piatti discretamente strutturati.
La polivalenza di questa cantina viene confermata dopo l’assaggio del Mezzodì, unico bianco aziendale. La base è data da un buon 70% di Viognier, uva molto diffusa in questo tratto di costa, cui si aggiunge un 30% di Sauvignon Blanc. La traccia di fiori e frutti bianchi connota l’attacco di bocca. Lo sviluppo al palato vira verso una componente tropicale, spiazzante sia pur ben dosata. Chiude leggermente caldo ma sempre piuttosto reattivo. Scaliamo le gerarchie interne con il Peàn, Cabernet Sauvignon in larga prevalenza (70%), con saldo di Cabernet Franc (30%). Avverti il salto strutturale rispetto ai bicchieri precedenti. L’apporto ligneo si traduce in una nota boisé viva ma non debordante. Bello l’intreccio frutto/spezie, apprezzabile la progressione gustativa, pulito il finale. New entry nella piramide aziendale il Bliss, l’unico monovarietale di casa Batzella (Syrah 100%). Qualche lieve tratto vegetale poi la bocca si distende, sintesi felice di peso e misura. C’è una finezza promettente in questo debutto che ci proietta verso il prodotto più ambizioso. Siamo pronti per il Bolgheri Rosso Superiore, il Tam, una selezione delle migliori uve di Cabernet Sauvignon (60%) e Cabernet Franc (40%).Come dice Khanh Nguyen... un grande vino è fatto di armonia, bilanciamento fra potenza ed eleganza. È vero, siamo sulla giusta strada. Traccia dolce ma non statica,cure esecutive di prim’ordine, piccoli frutti e note di torrefazione. Una certa irruenza connota la lunga chiusura, segno di esuberanza giovanile e belle prospettive di evoluzione. Quaerendo invenietis, il percorso continua.


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