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Preview di Vinitaly Japan a Tokyo il 1° giugno, l’evento il 27 novembre

04/06/2007

 VINITALY, UN BRAND PER COMMERCIALIZZARE WINE & FOOD IN ASIA La tradizione enologica dell’Italia è un plus apprezzato, ma da far conoscere con azioni promozionali finalizzate al business. Così Vinitaly amplia la sua azione a sostegno dei produttori firmando un accordo commerciale per la distribuzione e la vendita dei migliori vini italiani in Giappone. Tokyo, 1 giugno 2007 - Veronafiere investe sul mercato giapponese e in preparazione della seconda edizione di Vinitaly Japan (Century Hyatt Hotel, Tokyo 27 novembre) moltiplica la presenza nel Paese del Sol Levante con la preview del 1° giugno al Keio Plaza Hotel di Tokyo e la firma dell’accordo commerciale con Isetan, la catena distributiva giapponese specializzata in fashion e prodotti alimentari di nicchia. La presentazione di Vinitaly Japan è stata realizzata in occasione dell’Italian Wine Day, organizzato a Tokyo dall’Ambasciata d’Italia e dall’Ice il 2 giugno per la festa della Repubblica italiana. I due eventi rappresentano un ideale ponte di collegamento con Vinitaly Japan, «che – ha dichiarato Renato Porcia di Brugnero, addetto commerciale dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo – è un evento importante, in quanto consolida l’attività che le istituzioni svolgono in questo Paese a favore anche dell’enogastronomia italiana». Nell’ambito della preview è stato presentato anche l’accordo con Isetan. «Isetan – ha spiegato il general manager, Kiyoshi Amemiya – aderisce ad ADO (All Nippon Department Stores), che associa 66 grandi magazzini del lusso e del fine food. Noi ne abbiamo 11 tra Tokyo e Kyoto e qui venderemo, sotto il marchio di Vinitaly, vini scelti fra quelli vincitori del Concorso Enologico Internazionale. Il nostro giro d’affari nel settore vino è di oltre 4 milioni di euro e con questo accordo contiamo di dare un forte impulso alle vendite». «L’utilizzo del brand Vinitaly per la commercializzazione dei vini italiani – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere - è un nuovo contributo che la Fiera di Verona aggiunge al suo ruolo di sistema integrato a favore delle imprese export-oriented italiane, al fine di sviluppare in Asia un canale di vendita ancora poco sfruttato dai distributori di vini italiani». Analogo accordo è in fase di avanzata trattativa in Cina, dove Veronafiere ha aperto da qualche giorno un Ufficio di rappresentanza a Shanghai, e dove da nove anni viene organizzato Vinitaly China, considerato il più importante evento per il wine & food in Asia. È la qualità la carta vincente dell’Italia nel Paese dell’Estremo Oriente. I wine lover giapponesi, infatti, grazie alla loro cultura millenaria, sono consumatori attenti alle origini del vino e quello italiano è considerato quello che meglio esprime la fusione fra storia, qualità e prezzo. Nel 2006 l’Italia ha esportato in Giappone quasi 29 mila hl di vino, per un valore di oltre 99,5 milioni di euro, posizionandosi dietro alla Francia e prima degli Stati Uniti; distanziati, ma appaiati fra loro seguono Cile, Spagna e Australia. Molto apprezzato lo spumante italiano, il cui export nel 2006 ha superato i 17 milioni di euro. Il consumo medio è di 2,6 litri pro capite. Il vino italiano non ha però ancora conquistato i giapponesi nei loro consumi casalinghi, mentre i luoghi privilegiati per rimangono i ristoranti e gli alberghi, dove tra l’altro anche la cucina italiana è molto apprezzata e le carte dei vini particolarmente curate. Lo dimostra l’assegnazione quest’anno, al primo anno di partecipazione del Giappone, del Premio per la migliore carta dei vini istituito da Vinitaly al ristorante Teatro Four Season di Tokyo. «Il vino italiano – dice Seiji Abe, sommelier del Teatro Four Season – è conosciuto e consumato a Tokyo, mentre lo è molto meno nell’interno del Paese. Per questo sono importanti iniziative come Vinitaly Japan che aiutano a migliorarne la conoscenza. In particolare va spiegato il sistema delle doc e docg, che sono apprezzate dal consumatore maturo, ma che mettono in difficoltà chi si sta avvicinando al vino».