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Con Vinitaly viaggio alla scoperta del vino italiano nel mondo per esportare di piu’

08/04/2011

Conoscere le dinamiche che determinano l’aumento della domanda di vino italiano, quali trend di crescita della ricchezza di un Paese o maturità del consumatore in un altro, è importante per impostare strategie di promozione e marketing. Con lo studio su “Il vino italiano nel mondo. Confronti, riflessioni, tendenze” Vinitaly dà uno strumento per capire come affrontare la competizione internazionale.

Il vino italiano nel mercato estero sta vivendo una fase di brillante competitività e di contenute pressioni competitive con buone prospettive anche per il 2011. Lo dice lo studio Vinitaly/Acqua Market Research dal titolo “Il vino italiano nel mondo. Confronti, riflessioni, tendenze, presentato durante il secondo giorno del più importante salone internazionale dedicato al vino, in corso a Verona fino all’11 aprile (www.vinitaly.com). Presenti Massimo Bernetti di Umani Ronchi, Manfredi Minutelli di Buonitalia, Giovanni Mantovani direttore generale di Veronafiere ed Elena Amadini brand manager di Vinitaly.

Dallo studio, esposto da Andrea Cimenti di Acqua Group, è emerso un chiaro rapporto tra consumi di vino e ricchezza dei Paesi dove il vino italiano viene esportato. I primi 9 Paesi al mondo per incremento in valore di vino italiano importato nel 2010 (Emirati Arabi, Hong Kong, Israele, Slovacchia, Ungheria, Russia, Romania, Cina e Ucraina) presentano infatti un trend positivo della ricchezza negli ultimi 5/10 anni.

Nonostante l’incertezza del panorama economico internazionale, secondo le aziende vinicole intervistate il prodotto italiano continua a vivere, in ambito internazionale, una stagione complessivamente positiva grazie a una serie di fattori tra cui la forza del made in Italy, il miglioramento dei processi produttivi che conferiscono qualità al prodotto e la varietà dei vitigni che rende unica e fortemente caratterizzante l’offerta di prodotti enologici italiani.

Lo studio ha delineato anche le tendenze dei consumi distinguendo tra mercati maturi e quelli emergenti. I primi (Paesi del Nord America ed europei) sono caratterizzati da una buona attitudine al consumo di vino sia tra le mura domestiche sia fuori casa, una esperienza nella degustazione, una tendenza a bere leggero e lo sviluppo della GDO che fa da contraltare al canale Ho.Re.Ca.

Nei mercati emergenti (tra i quali i Paesi del Sud America, dell’Europa dell’Est, dell’Asia e dell’Estremo Oriente), invece, il vino non è parte integrante delle abitudini alimentari, ma desta interesse perché rivela importanti tassi di crescita a fronte di una scarsa esperienza nella degustazione e nella valutazione del prodotto. In questi Paesi è ancora forte, quindi, l’idea di un consumo elitario marcato da un prezzo elevato.

Sfruttando le possibilità offerte dall’Ocm vino, è possibile ora fare una promozione all’estero coordinata tra soggetti interessati, ma anche di qualità, in virtù del cofinanziamento del 50% richiesto a chi beneficia delle iniziative che richiede un ritorno vero dell’investimento. Un’opportunità da sfruttare anche per entrare in Paesi emergenti ancora poco conosciuti, perché essere pionieri dà delle possibilità maggiori in prospettiva, vista la forte competizione esercitata dagli altri Paesi esportatori.