Parliamo di vino

Inferno Superiore Valtellina DOCG della Cantina Nino Negri

24/01/2012

Le viti decorano i ripidi pendii della valle.

Messe a dimora nei terrazzamenti sostenuti dai muretti a secco, le viti affondano le loro radici sino ad arrivare alla roccia.

Percorrendo la strada che costeggia il corso dell'Adda che, alla fine della valle, si immette nel Lago di Como, si scopre un paesaggio caratterizzato proprio dai terrazzamenti sui quali viene allevato il Chiavennasca.

E' in questa valle, estesa in direzione ovest-est, che si produce il Valtellina Superiore D.o.c.g.

E' il vitigno Chiavennasca, una varietà di Nebbiolo coltivato tra queste montagne , a regalare uve che, grazie ad una sapiente vinificazione, esprimono vini con una forte caratterizzazione territoriale.

Nella zona più impervia, dove l'allevamento della vite si è fatto più difficile, dove, in estate, la lancetta del termometro arriva anche a temperature relativamente elevate, prende vita l'”Inferno”, sotto denominazione del Valtellina Superiore.

Abbiamo degustato l'Inferno Superiore Valtellina DOCG prodotto dalla cantina Nino Negri, storica azienda vitivinicola della zona - attiva sin dal 1897 - che dal 1986 è di proprietà del GIV, gruppo italiano vini.

All’esame organolettico si è così manifestato: alla vista, di colore rosso rubino, tendente al granata; al naso, ha sprigionato profumi di frutti rossi, note floreali e speziate; in bocca, si è concesso, caldo, morbido, sapido, ricco di corpo, e di lunga persistenza aromatica .

Prodotto per il 95% da uve Chiavennasca e per il 5% da Pignola e Pinot Nero, vendemmiate tra la fine ottobre ed inizio di novembre, rimane nelle vasche in acciaio per circa quattro mesi prima di passare nelle botti di rovere di Slavonia dove maturerà per circa 12 mesi.

L'Inferno, prima della commercializzazione, riposerà ancora in bottiglia, per l'affinamento, almeno tre mesi.

Si accosta con carni arrosto, selvaggina e formaggi di media stagionatura come il Bitto od il Casera, prodotti proprio in queste zone.