Parliamo di vino

Incontro con Carlo e Giuseppe Coppola, vignaioli in Gallipoli

02/10/2012

Il racconto di una terra e dei suoi Vini

“Con Luigi Veronelli – padre della critica enogastronomica, purtroppo mancato otto anni fa – l’amicizia iniziò alla fine degli anni ’60, quando girava l’Italia per assaggiare i vini da recensire sul Catalogo Bolaffi e nelle trasmissioni televisive, come la famosissima A Tavola alle 7, condotta con Ave Ninchi. Fu entusiasta del Doxi, del Rosato, che in un dossier pubblicato su Il Mondo inserì tra i migliori vini del Sud, e del Rosso, diventato Li Cuti Rosso, dopo l’assegnazione della Doc Alezio. Veronelli scrisse delle descrizioni organolettiche molto pignole e belle, che hanno costituito un codice per le successive degustazioni”.

Così inizia l’incontro con Carlo e Giuseppe Coppola, padre e figlio, vitivinicoltori a Gallipoli, nel Salento. Il dottor Carlo è la memoria storica dell’azienda. Ottantatré anni, diplomato nel 1948 in agronomia ed enotecnica in quella che allora era la massima istituzione scientifica in questo campo, ossia la Scuola Enologica Umberto I di Alba, da allora – oltre a varie pubblicazioni e a molteplici incarichi istituzionali – si è sempre dedicato ai due rami imprenditoriali di famiglia: la vitivinicoltura e l’ospitalità (il primo agricampeggio del Salento è stato creato dalla famiglia Coppola, oggi è La Masseria Camping*). Durante il nostro incontro, il discorso è saltato da un secolo all’altro. Dal 1400, quando Orsino Coppola si stabilì in Salento, al 1800, quando l’ingegner Giovanni Coppola fondò Spartaco, un notevole settimanale di cultura, politica ed economia; dal 1600, secolo in cui operò Giovanni Andrea Coppola, pittore di gran fama, al ‘900 caratterizzato dalla genialità eclettica dell’ingegner Niccolò Coppola, agli anni ‘70, segnati dall’amicizia con Luigi Veronelli, fino ai nostri giorni con la conduzione aziendale dei figli Giuseppe e Lucio. Un’intervista che è diventata incrocio di microcosmi, memorie storiche, ricordi personali e di notizie di cultura enologica di grande interesse. Ci vorrebbe un libro intero. Impossibile riassumerne la complessità, ci concentriamo sulle considerazioni e memorie enologiche.

“Con Veronelli abbiamo passato giorni indimenticabili, venne a trovarci più volte, e durante qualche estate degli anni Settanta, passò con noi anche un mese intero. Me lo ricordo ancora, pantaloni corti e camicia a fiori, grande cultura e conoscenza dei vini e della vitivinicoltura. Organizzavamo concorsi di cucina e degustazioni, che lui conduceva, con grande interesse dei turisti. Si innamorò dei nostri vini, di Gallipoli e del suo mare. Invitato da lui, andai prima a Milano e poi nella sua casa di Bergamo Alta, partecipai a riunioni con i migliori vignaioli di ogni regione italiana (ricordo tra gli altri il friulano Rapuzzi, il valdostano Voyat e Armando Botteon, esperto in legislazione vitivinicola), in particolare per studiare delle proposte per superare le carenze delle normative CEE in merito ai vini di qualità che non rientravano ancora nelle Doc. Insisteva con ragione sulla teoria della valorizzazione dei cru, termine francese con cui si designa i vigneti altamente vocati. Noi abbiamo seguito le sue indicazioni, che erano anche le indicazioni di mio padre Niccolò: non abbandonare i vigneti, vinificare le proprie uve, possibilmente secondo il vigneto di provenienza. I nostri cru sono tracciabili anche storicamente, infatti, documenti d’archivio attestano che la nobildonna Laura Cuti – sposando nel 1489 Orsino Coppola - portò in dote la tenuta Li Cuti, oggi come allora coltivata a vigna e ancora di proprietà della nostra famiglia”.

“La Cantina Coppola iniziò a imbottigliare nel 1948, nell’agosto di quell’anno mi diplomai, e a fine anno imbottigliammo il rosato Lacrima di Terra d’Otranto. Attualmente curiamo 17 ettari di vigneto. Tre sono i cru di provenienza: Li Cuti, Patitari e Santo Stefano, che rientrano nel territorio della Doc Alezio, comprendente i comuni di Gallipoli, Sannicola, Tuglie, Alezio. Le uve rosse sono le classiche del Salento: Negroamaro e Primitivo, affiancate da due varietà bianche scelte dopo attenti studi: Vermentino e Sauvignon. Tengo fede a ciò che mi consigliò mio padre: se vedi che le cose vanno bene non allargarti per trasformarti in commerciante, altrimenti perdi tutta la tradizione che ho cercato di costruire. C’è una nobiltà profonda nell’essere viticoltori, o vignaiuoli, come diceva Veronelli, utilizzando un termine desueto ma pregnante”.

“I miei figli Giuseppe e Lucio rappresentano la diciottesima generazione familiare di vignaioli. Personalmente sono stato l’estensore del disciplinare della Doc Alezio, per documentarmi sulla storia enologica di questo territorio feci delle ricerche e scoprii che furono, con molta probabilità, i monaci basiliani (celebri per la loro perizia in agricoltura) a portare i primi sarmenti, esattamente dalla Turchia, terra da cui erano probabilmente fuggiti a causa della dominazione bizantina che esigeva l’iconoclastia. La chiesetta di San Mauro fu una florida abbazia basiliana attorno al Mille e si trova non distante dai nostri vigneti”.

“Nell’ambito della viticoltura abbiamo apportato delle novità significative, in particolare – con la collaborazione di due studiosi del calibro di Antonio Calò e Angelo Costacurta – la selezione e la valorizzazione del Negroamaro Cannellino, un clone dal grappolo non compatto che impedisce la formazione dei marciumi durante la maturazione e che ha una quindicina di giorni di anticipo sulla maturazione, anticipando un periodo solitamente critico in Salento; la sperimentazione e la valorizzazione del Vermentino, che qui, nell’arco ionico-gallipolino, assieme al Sauvignon, trova terreni e microclima favorevoli come nessuna delle varietà bianche finora sperimentate.

Un’intuizione mi venne dal ricordo dei vigneti di Châteauneuf-du-Pape, nella zona del basso-Rodano in Francia, che visitai nel ’52, caratterizzati da un terreno molto ciottoloso. L’idea fu di far scassare con un macchinario la roccia affiorante di tre ettari del vigneto Santo Stefano, rendendo la roccia (che lì è di uno spessore di circa 60 centimetri) in ciottoli e permettendo alle viti di arrivare alla terra argillosa sottostante. Gli aspetti positivi di questo lavoro si possono notare in giugno, in quel periodo le viti lì piantate sono più verdi rispetto all’altra parte del vigneto, soffrono di meno il caldo e la siccità, grazie alla protezione dei ciottoli e la penetrazione in profondità nel terreno”.

“Penso che l’azienda Coppola abbia contribuito alla conservazione e alla valorizzazione di questo territorio, sia con la viticoltura sia con la preservazione e l’ampliamento di zone boschive di una parte della costa ionica, zone naturalistiche dove gestiamo l’agro-camping. Ma anche con il primo restauro in Salento di un frantoio ipogeo, nel centro storico di Gallipoli. Dare profondità storica nell’ambito della cultura dell’olio è importantissimo in Salento e soprattutto a Gallipoli, che nel ‘700 fu la piazza dove si decideva il prezzo internazionale dell’olio e il porto da dove partivano le navi dirette in tutta Europa. Mi piacerebbe vedere inaugurato al più presto il Museo Coppola, dedicato a Giovanni Andrea Coppola, dove saranno esposte anche le ventidue tele donate dalla nostra famiglia”.

“Questa è la storia culturale e colturale della nostra famiglia e il contributo che io ho dato nella storia recente. Il racconto dei vini in produzione oggi lo lascio a Giuseppe. Dei nostri vini posso dire che parlano di questa terra, della sua storia e della fatica del lavoro”. Interrompiamo il dottor Coppola per ricordargli che Veronelli usava proprio questa definizione per i vini dell’azienda. E lui conclude: “Avendolo conosciuto bene, penso che se fosse in vita lo farebbe ancora. Ed è per me il miglior complimento”.

L’arco gallipolino e la punta meridionale del Salento hanno – come altri lembi peninsulari e insulari del Sud Italia – un clima subtropicale. La zona costiera dei due golfi di Gallipoli e il retroterra corrispondono al territorio della Doc Alezio. È un territorio di rara bellezza e di specificità ben individuabili. La profondità dei fondali del mare Ionio mantengono una temperatura costante del mare di 13 gradi sotto i 700 metri per tutto l’anno. Fenomeno che esercita – con il contributo dello scudo delle Murge salentine alle spalle – una funzione di regolatore termico che opera in modo da mitigare le temperature estreme. Con i suoi 17 gradi, Gallipoli si situa alla pari con Palermo nella temperatura media annua, nonostante la città siciliana sia posta a due gradi di latitudine più a sud. Altra caratteristica è la ventosità dei mesi estivi, quando le brezze diurne ristorano dal clima molto caldo. In questo territorio il mare contribuisce anche a una positiva escursione termica giorno-notte. Chiediamo a Giuseppe di spiegarci come queste particolarità climatiche si trasformano in caratteristiche organolettiche dei vini.

“In questo territorio, anche le colture sono diverse da altre zone del Salento. Oltre ai vigneti e oliveti, ai fichi d’India, alle agavi, agli eucalipti, presenti anche nel resto del Salento, qui troviamo una significativa compresenza di olivi e agrumi nello stesso fondo, compresenza che è anche molto bella da vedere. È un segno della particolarità delle colture storiche, ma di certo anche del microclima. Questi fenomeni danno l’idea di un Salento particolare, e questa peculiarità si nota anche nei vini. Per esempio, nei Rosati qui prodotti c’è qualcosa di più, anzi per essere corretti qualcosa di diverso rispetto ai Rosati di altre zone pugliesi e salentine, soprattutto nei profumi e negli aromi. Il nostro Rosato Li Cuti, un Alezio Doc da uve Negroamaro, ha un colore netto e vivace, brillante, con un’unghia di corallo, un bouquet ampio, continuo e persistente, un sapore asciutto, sapido. “Ha sale”, scriveva già Veronelli nelle degustazioni degli anni ’70, fresco, generoso, elegante, con un piacevole fondo amarognolo”.

Ma è tutto merito delle condizioni pedoclimatiche? “Bisogna dire che i vini della Cantina Coppola parlano non solo delle caratteristiche del territorio ma anche dell’impostazione data da mio padre, che nel modo di concepire l’agricoltura e di portare i vigneti ha condizionato positivamente anche il lavoro attuale. Infatti, io in vigna e l’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi in cantina diamo continuità alla sua visione organica dell’azienda. Voglio sottolineare anche la modernità della nuova cantina, nella vinificazione, nella gestione telecontrollata del freddo, nell’elevazione nella bottaia-barriccaia sotterranea. È un vero gioiello dal punto di vista progettuale e costruttivo, dista qualche centinaio di metri dallo Ionio, è posta sotto il livello del mare, scavata nella roccia. Un mix di innovazione, tradizione e bellezza, visto che il soffitto in pietra leccese è con le classiche volte a stella”.

Ci racconta qualcosa dei vigneti dell’azienda? “Il vigneto Patitari, compreso nel parco del campeggio, si trova a un centinaio di metri dal mare, ed è protetto alle spalle dalle alture da cui domina la millenaria chiesetta di San Mauro. È un vigneto di Primitivo, in terreno argilloso, che ha una fatica in più durante la calura estiva, ma ha una frescura notturna più rilevante. Il vigneto Santo Stefano, nell’agro di Alezio, si stende in un dolce pendio a 70 metri sul livello del mare, da cui si possono ammirare i due golfi di Gallipoli. Vi sono coltivate le varietà: Vermentino e Negroamaro. Il fondo Li Cuti, in comune di Sannicola, si trova a 100 metri sul livello del mare ed è coltivato a Negroamaro”.

Prima ci hai presentato il Rosato, ci fai conoscere anche gli altri Vini della Cantina Coppola? “Se la nuova cantina andava difesa dal mare con le più avanzate soluzioni tecnologiche, da sempre abbiamo invece valorizzato l’influenza benefica del mare sui vini, mineralità e sapidità sono tratti distintivi delle nostre proposte. Iniziamo dal Rocci, che è in assoluto il primo Negroamaro vinificato in bianco. Nel 2006 realizzammo l’idea del nostro enogolo Pizzolante Leuzzi, sicuri che le caratteristiche organolettiche di questo nostro vitigno potessero conferire alla vinificazione in bianco una struttura d’impatto e persistenza. Scegliemmo di vendemmiare in anticipo per assicurarci la sanità delle uve e una minore pigmentazione, e optammo per una resa del 30% con una pressatura soffice. Le prime annate uscirono come Vino da Tavola, in nessuna Doc e Igt era infatti contemplata la vinificazione del Negroamaro in bianco. Fortunatamente le istituzioni preposte hanno compreso l’importanza dell’esperimento e ora lo imbottigliamo come Igt Puglia. È un bianco elegante, nerboruto e lungo grazie alla piacevole vena acida. Il critico gastronomico Pino De Luca sostiene che il Rocci ben si abbina con ricette a base di carciofi, che come si sa è uno dei cibi considerati “bestie nere” per gli abbinamenti, e motiva questa sua opinione sottolineandone la struttura e l’acidità. Invece il Vermentino Li Cuti Salento Igt corrisponde molto bene all’identità del vitigno. La zona per molti versi – fattori pedoclimatici in primis – ricorda quella gallurese dove quest’uva dà le sue più sicure prove. Il vino si presenta di colore bianco paglierino netto e brillante, con un bouquet delicato di fiori e sentori di roccia, asciutto al palato su fondo leggermente amaro”.

Anche per i Rossi sapidità e mineralità sono importanti? “Sì, senz’altro. A cui si sommano ovviamente le particolarità distintive varietali. Il Rosso Li Cuti Alezio Doc è un Negroamaro in purezza. Ha un colore rosso rubino con riflessi violacei, profumo vivace, ampio, ricco, con sentori di mora e prugna, sapore caldo, ricco, generoso e vivo, dai toni evoluti e ricordi ribes nero. Il Patitari Salento Igt è un Primitivo, invecchiato due anni in botti di rovere. Si presenta con un colore rosso rubino intenso; con profumo caldo, aromatico e intensamente vinoso; con un sapore pieno dalla cadenza amabile e lunga. Il Doxi Alezio Doc Rosso Riserva è un classico uvaggio di 80% di Negroamaro e 20% di Malvasia nera. Rosso granato evoluto, all’occhio. Profumo che da vinoso si compone in bouquet persistente, con lieve sentore di prugna secca. Sapore asciutto e caldo, ricco e gustoso su fondo amarognolo con note di frutta molto matura che bene rilevano la varietà e la territorialità. Infine, o meglio dulcis in fundo, il Tafuri Salento Igt: un Passito rosso dolce naturale, uvaggio con 30% di Negroamaro e 70% di Primitivo, che viene prodotto con uve surmaturate sulla pianta e, se necessario, appassimento sui graticci. È di colore rosso rubino intenso, con profumo di frutta matura e carrubo, sapore largo e dolce, sentori di fichi e amarene”.

Come non ricordare il memorabile incipit del Catalogo Bolaffi dei Vini d’Italia. Il Gotha dei Vini di Luigi Veronelli: “I vini contadini, migliori. Piccolo il podere, minuta la vigna, perfetto il vino”. Erano i primi anni ’70, non era apparsa ancora in libreria nessuna delle guide ai vini che oggi conosciamo e Luigi Veronelli era già il maestro riconosciuto della critica enogastronomica intelligente. In quel Catalogo, Veronelli segnala con lode i vini della Cantina Coppola. Sono passati oltre quarant’anni da quelle recensioni, ma i vigneti dei Coppola sono rimasti gli stessi, dei veri e propri cru, tanto da ripetere: piccolo il podere, minuta la vigna, perfetto il vino.

“Via via scendendo fino a Capo di Leuca. Lì comincia la Magna Grecia. A sud del Sud…”, così scriveva del Salento il grande Carmelo Bene. Questo sud del Sud ci dona da millenni e ancora oggi grandi narrazioni e grandi vini.

Cantina Coppola

Tenuta di Torre Sabea, S.S. 101 km 34,500, Gallipoli (Lecce)

tel/fax 0833 201425; info@cantinacoppola.it; www.cantinacoppola.it

·    La Masseria Camping: www.lamasseria.net, 200.000 m2 di camping, 300.000 m2 di bosco che costeggiano il mare, piscina con i più moderni confort, bungalow, casette in muratura, ristorante, animazioni e cultura… un vero paradiso.

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