Incontri con i produttori

Paolo Bosoni. Storia di un vignaiolo pluripremiato.

di Gabriella Molli

06/11/2007

 Nella foto il vignaiolo Paolo Bosoni Dalla Liguria. Storia di un vignaiolo pluripremiato: Paolo Bosoni. Quando il cuore resta contadino e la poesia un bisogno. Sono nato in vigna. Così il produttore Paolo Bosoni delle Cantine Lunae di Ortonovo in provincia della Spezia, al confine tra Liguria e Toscana, inizia il racconto della sua vita. Sua madre, infatti, avvertì le doglie mentre era a vendemmiare. Sono un predestinato, dice, e con l’occhio umido del contadino che si commuove, aggiunge che non erano tempi di baci e carezze ai figli. Di grande lavoro, sì, con i bambini dentro la cesta ai limiti della vigna. E il seno sempre pronto per togliere sete e fame. Ma pochi sorrisi. Terra benigna-maligna nella sua vita. Anche perché lui ha in un primo tempo pensato di allontanarsi dalla vigna e di fare l’operaio. Ma il richiamo è stato più forte. Era scritto così. E non fu facile. Dapprima seguì le metodologie tradizionali di vinificazione del padre, poi si accorse che qualcosa doveva mutare e coraggiosamente dal solo vino di casa e di osteria, passò a una produzione più razionale. Erano i tempi in cui fu lanciato il Vermentino dei Colli di Luni e la strada per farlo apprezzare fu irta di mancati consensi e di dissapori fra i vignaioli della Val di Magra. Ma lui intuiva che il Vermentino avrebbe avuto successo. Anche se era il rosso a trionfare sulla tavola e nei ristoranti, la mineralità e il profumo di quel “bianco” particolare dei Colli di Luni avrebbe lasciato il segno. Fu così che arrivò la Doc. Contemporaneamente iniziò a comprare i piccoli pezzi di terreno lasciati all’incuria perché molti figli non volevano fare i contadini e preferivano il lavoro sicuro dell’industria. Non sopportava l’idea di vederli morire. Dette loro dei nomi. Reimpiantò, curò e si mosse con un filo d’erba fra i denti, caparbio e con un grande sogno: mettere assieme rustici, vigneti e oliveti in un centro dove fare cultura del vino. Ebbene, il Centro delle Cantine Lunae è ora una realtà. Come lo sono i suoi vini dai nomi latineggianti o dettati dalle emozioni sulle papille. Perché lui, Paolo Bosoni, sforna una nuova etichetta appena può. Ed è molto criticato per questo. Anche perché è difficile accettare l’idea che mieta consensi come il grano. Ma è anche difficile restare il ragazzo-contadino dal cuore in vigna. E lui lo ha fatto. E in mondo che vive solo di sovrastrutture, fare il manager-viticoltore e farsi amare è proprio difficle. A Ca’ Lunae, così Paolo Bosoni ha chiamato il suo centro, ora sono tanti i prodotti che portano il marchio della Cantina Lunae: dal miele, all’olio, ai liquorini di casa, alle marmellate, alle olive sotto salamoia, ai sottoli. Tutti prodotti secondo le regole della tradizione di famiglia della Val di Magra. Mina e Zucchero impazziscono per Paolo. Perché in questa impresa manageriale lui mette avanti prima il cuore, poi il denaro. E lo fa con tanto coraggio, aprendo sempre nuovi progetti, portando concerti e teatro sull’aia. Lui che non è uomo da giacca e cravatta e che si china a raccogliere un’oliva turgida, se scappa dalla rete. Che quando deve parlare a un microfono prende fiato perché gli costa molto. Che di fronte al suo rosso “Vetusto” si commuove perché pensa al lungo lavoro in vigna e alle paure nelle notti di tempesta in prossimità della vendemmia. Nascono così, come la voglia di mettere l’anima dentro le bottiglie, anche le sue poesie. Semplici frasi in cui mette a nudo il suo modo di essere. Percorse dal mito della sua vita: il vino. Gabriella Molli