Parliamo di vino

ALESSANDRO MORI E IL BRUNELLO DE IL MARRONETO

di Maurizio Valeriani

12/12/2013

“Parlare della mia azienda e dei miei vini, è molto semplice. Basta che vi parli della mia vita”: queste sono le parole di Alessandro Mori, titolare dell’azienda Il Marroneto, che danno inizio ad un incontro/degustazione molto interessante.  Il fascino di Montalcino, infatti, passa attraverso il racconto della vita dei personaggi che ne hanno fatto la storia. Alcuni di questi sono più conosciuti, come l’antesignano Franco Biondi Santi,  e   negli anni ’90 Piero Palmucci (Poggio di Sotto), altri fino a qualche tempo fa meno noti pur essendo tra i produttori storici della Denominazione. È questo il caso di Alessandro Mori dell’azienda Il Marroneto, figlio di un avvocato senese, che decise nel 1975 di piantare i primi 3 mila metri di vigna nelle vicinanze della chiesa della Madonna delle Grazie, risalente al 1247. Siamo nella parte nord di Montalcino, e l’azienda vinicola nasce quasi per gioco con la finalità di trascorrere il fine settimana in campagna.  La prima bottiglia è del 1980. Successivamente i due figli di Giuseppe, Alessandro ed Andrea diventano avvocati ed intraprendono le loro carriere professionali. Nel 1988 Alessandro va a lavorare a Roma, dove rimane qualche anno, poi come folgorato sulla via di Damasco, nel 1993 si licenzia e decide di occuparsi a tempo pieno dell’azienda di famiglia.

Le vigne de Il Marroneto sono disposte in modo che ciascuna pianta sia in 3,6 metri quadrati. Alessandro ci racconta che il Sangiovese si alimenta in superficie e che quindi la singola vite ha bisogno di spazio.

Gli insegnamenti principali Alessandro li riceve da due grandi personaggi dell’enologia toscana ed italiana in genere: Mario Cortevesio (che veniva dal mondo del Chianti) e Giulio Gambelli.

L’azienda oggi è tra le 8 scelte per la selezione genetica del Brunello di Montalcino.

Alessandro Mori viene spesso definito spigoloso e non particolarmente simpatico. A noi non sembra , e notiamo che il suo carattere un po’ fumino è strettamente e direttamente legato alla grande passione per il suo lavoro e per la sua terra. Al massimo possiamo, non a torto, definirlo scaramantico, dato che, per sua stessa ammissione, tiene una scorta di aglio in casa, in ufficio, in automobile, ed un po’ ovunque.

Ma veniamo ai vini ed alla splendida sequenza di annate che abbiamo potuto degustare, grazie  alla disponibilità de Il Marroneto e all’ospitalità dell’Enoteca Il Vino del ’99 di Roma (www.ilvinodel99.it ):

Brunello di Montalcino Riserva 1982 – Il Marroneto: sembra un giovincello questo vino che ha più di 30 anni, con sentori di frutti rossi, buccia di pesca, note ematiche e di carne e ricordi di genziana. 88/100

Brunello di Montalcino Riserva 1987 – Il Marroneto: anche qui il tempo non scalfisce affatto questo succoso, fresco e sapido Brunello, che gioca le sue carte su sentori di frutta secca, prugna e fiori secchi. 89/100

Brunello di Montalcino 1991 – Il Marroneto: anche qui sentori di succo di arancia ed agrume  e ricordi di macchia mediterranea. Alla gustativa è maestoso, imponente e di una grandissima bevibilità. Confesso non sono riuscito solo ad assaggiare, ma ne ho bevuto due calici!!!! 95/100

Brunello di Montalcino 1994 – Il Marroneto: toni di chinotto, cola e frutta secca, si uniscono a note di mirto e spezie orientali. La beva è fresca, profonda e ricca ed il finale è lunghissimo e piacevolissimo. 91/100

Brunello di Montalcino 1997 – Il Marroneto: è il più balsamico tra i vini degustati, con sentori di alloro, menta e macchia mediterranea. Complesso, elegante, chiude con ricordi di grafite e frutta secca. 92/100

Brunello di Montalcino 1998 – Il Marroneto: è inserito tra due annate importanti e ciò nonostante riesce a difendersi molto bene con note di liquirizia, radici ed erbe officinali ed una buona profondità di beva e chiude con sensazioni speziate. 87/100

Brunello di Montalcino 1999 – Il Marroneto: il 1999 è veramente una grande annata ed il vino si presenta succoso, ampio, imponente, come un vero fuoriclasse. Freschezza, profondità, mineralità e sapidità fanno tutto il resto. 96/100

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2006 – Il Marroneto: Alessandro definisce il Madonna delle Grazie un gran cru, nel senso che viene realizzato dalla selezione delle migliori uve della sola vigna storica. Pepe, orzata, frutta secca sono i marcatori di questo brunello dalle spalle larghe, che chiude con note minerali e di macchia mediterranea. Il tannino è setoso e la beva fantastica. 93/100

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2008 – Il Marroneto: la bocca è dinamica, sentori minerali si uniscono a toni di macchia mediterranea. Elegante, complesso e profondo. Con un tannino che rasenta la perfezione. 95/100