Parliamo di vino

Aspettando Laghidivini, evento di apertura del festival tenutosi sabato 7 giugno presso gli hangar del Museo Storico dell’Aeronautica di Vigna di Valle (Roma) con la presenza di aziende testimonianza del territorio. Tra le novità la presenza dell’azienda Castellucci Miano di Valledolmo (PA)

di Sandra Ianni

09/06/2014

                           

La Sicilia negli ultimi trent’anni si è rivelata come una delle regioni più dinamiche nel miglioramento della qualità dei vini, nel processo di valorizzazione dei vitigni internazionali, ma al tempo stesso coraggiosi viticoltori hanno ridato vita ad antichi vigneti abbandonati, in zone spesso difficili da raggiungere, cercando di contrastare l’espianto costante di cultivar autoctone. Un notevole contributo in tal senso è stato dato dall’Istituto della Vite e del Vino attraverso dati statistici utili alla coltivazione dei vitigni tradizionali, studi e sperimentazioni volti alla tutela del patrimonio genetico.

Tra i vitigni storici, che grazie alle energie e all’esperienza dei vignaioli hanno buone possibilità di non soccombere all’ondata di appiattimento produttivo che minaccia da tempo di cancellare i gioielli del patrimonio colturale e culturale italiano, figurano senz’altro i vitigni Catarratto e Perricone.  Ed è proprio a partire da tale prospettiva che ad “…Aspettando Laghidivini”, evento di apertura del festival Laghidivini in programma nel mese di giugno in Bracciano,  è stata invitata l’azienda CASTELLUCCI MIANO di Valledolmo (PA), un’azienda che vuole porre l′accento sempre di più sul territorio, e soprattutto sul recupero di un patrimonio viticolo indigeno. Dalla selezione in vigna, continuando con la produzione e completando l′opera con un packaging molto accattivante e di design, la Castellucci Miano continua la sua ascesa nonostante la crisi, puntando sull′unicità del proprio territorio, dato anche dalla posizione dei vigneti, che sfiorano i mille metri di altitudine, e sulla valorizzazione degli autoctoni. Un’azienda nata da una grande realtà cooperativa siciliana, che alla fine del 2004 compie una svolta fondamentale ovvero viene rilevata da un ristretto numero dei soci conferitori. Da quel momento inizia un processo di rinnovamento inarrestabile, unicamente volto ad aumentare la qualità di tutti i vini proposti. Siamo alle pendici delle Madonie, in provincia di Palermo e in una zona collinare piuttosto elevata: gli oltre cento ettari di vigneto, tutti coltivati in regime biologico, sono compresi tra un’altitudine di 500 e 1000 metri sul livello del mare, una viticoltura di montagna quasi eroica.

Un′azienda in continua crescita, soprattutto all′estero, dove riscuote grande successo, il messaggio territoriale della Castellucci Miano, come emerge chiaramente anche dalla galleria delle immagini del sito web, riesce a comunicare nel migliore dei modi i propri vini. Ed è proprio il legame con il territorio, un modo di operare per la tutela e la valorizzazione di identità, tradizioni e realtà locali, pur all′interno dell′orizzonte della globalizzazione che ci rende molto interessante la Castellucci Miano L′azienda ha tra i suoi vini  un prodotto che è stato una grande scommessa, come afferma il direttore commerciale dell′azienda Piero Buffa, il Catarratto spumantizzato, metodo Charmat, oggi uno dei prodotti di punta dell′azienda, sicuramente non il migliore ma senz’altro di grande bevibilità e piacevolezza.  Il Catarratto costituisce il vitigno a bacca bianca più diffuso in Sicilia, un grande autoctono che si coltiva da tempi immemorabili. Chiamato volgarmente Catarrattu vrancu, viene descritto nell’opera Hortus Catholicus da Cupani nel 1696 e da Sestini nel 1760. Largamente diffuso in tutta l'isola, la sua coltivazione è particolarmente concentrata nelle province di Trapani e di Palermo. La sua diffusione maggiore è in provincia di Trapani, dove è la base dell'Alcamo Bianco DOP, è compreso nei disciplinari di ben dieci DOP siciliane e viene utilizzato sia in blend che in purezza in quanto fornisce vini freschi, di buona acidità, fruttati e floreali. Fino a poco tempo fa era considerato come un vino di massa, da vendere sfuso mentre oggi assieme al Grillo e all'Inzolia il Catarratto produce ottimi vini, spesso dall'eccellente rapporto qualità/prezzo ed è destinato in futuro a produrre grandi bianchi, al crescere dell'esperienza e della sperimentazione.

Sulle pendici delle Madonie ad un’altitudine di 700-900 m. s.l.m. il vitigno Catarratto viene coltivato dall’azienda Castellucci Miano nei territori di Valledolmo (PA), qui oltre ai problemi di maturazione e vendemmia legati all'altitudine, deve affrontare un'estrema parcellizzazione dei vigneti, il cui più esteso non arriva ai due ettari. Nonostante queste difficoltà, con passione e competenza, dalla media di 800 m s.l.m. nascono vini di estrema piacevolezza, particolari, che si distinguono dai loro omologhi. Da parecchi anni l’azienda si è posta il compito di rivalutare i due vitigni autoctoni che dalle origini erano diffusi nella zona: il Catarratto e il Perricone, non cedendo alla moda degli internazionali e non espiantando le vecchie vigne ad alberello.   Il direttore della cantina Piero Buffa ha accettato l’invito di partecipare con due prodotti emblematici all’evento “…aspettando Laghidivini”, tenutosi lo scorso 7 giugno nel Museo Storico dell’Aeronautica di Vigna di Valle sulle sponde del Lago di Bracciano. E’ stata una gradita testimonianza del territorio delle Madonie con due differenti prodotti:

il CM Brut, metodo charmat, che ha piacevolmente accolto il pubblico nell’Hangar BADONI accanto ad un velivolo storico   Macchi 202 Folgore, soprannominato Longnose (naso lungo) a causa della pronunciata carenatura del motore il velivolo scelto in virtù della particolare velocità è stato abbinato a questo spumante: giallo paglierino, una piacevole acidità, un vino sapido, con sentori di agrumi ed il fruttato unito ad un leggero erbaceo.

Ed il PERRICONE in abbinamento al Fiat G212, denominato anche aula volante in quanto aereo scuola, che ha ospitato un tavolo-palestra per allenare i sensi e godere delle differenti declinazioni dei rossi italiani tra cui il vitigno siciliano in purezza, coltivato alle pendici delle Madonie ad un’altitudine di 700-900 m. s.l.m. ad alberello/spalliera, con un età media delle viti di circa trent’anni. La resa per ettaro circa 80 q, coltivato in un terreno sabbioso, argilloso, a medio impasto, con reazione alcalina dovuta alla presenza di calcare attivo. La fermentazione tradizionale in rosso con rimontaggi durante la fase tumultuosa, la malolattica totalmente svolta, affinamento in vasca in acciaio inox per tre mesi, poi in piccoli barili di rovere francese per dieci mesi ed in bottiglia per altri sei mesi prima della commercializzazione.

Il vitigno Perricone è un autoctono a bacca nera originario della Sicilia  occidentale ed a fine Ottocento era chiamato Pignatello, il più coltivato nelle province di Palermo e Trapani, tale sinonimo secondo alcuni deriva dalle pignatidare, le terre rosse alluminose del Trapanese, che venivano chiamate così perché impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina. Questa tipologia di terreno è particolarmente vocata per tale vitigno, utilizzato tra l’altro per la produzione del Marsala Ruby, grazie al quale ha trovato inizialmente grande sviluppo. Nella prima metà del Novecento, quando il consumo di Marsala è andato progressivamente riducendosi, la sua coltivazione si è ridotta a sua volta fino a subire un abbandono pressoché totale. Grazie alla perseveranza di viticoltori lungimiranti, il vitigno Perricone ha ritrovato la sua identità e la sua fama ed è inserito nei disciplinari di alcune DOP ed in numerose IGP. Le recenti indagini genetiche gli attribuiscono come paternità il Sangiovese, al naso si presenta con grande personalità in una gamma speziata preziosa, dove ginepro e pepe nero sono solo alcune delle componenti. Di fondo un equilibrata presenza  dai classici frutti rossi, penetranti nei profumi di marasca e confetture, prugne e ciliegie, straordinaria eleganza, con una base tannica solida e morbida, in un palato ampio dotato di un buon tenore alcolico e la lunga persistenza.

Tra le tipologie prodotte oltre il Perricone vale la pena approfondire la conoscenza con il prodotto top della gamma ovvero con il Maravita le cui uve sempre Perricone in purezza prima di essere vinificate appassiscono in fruttaia per un mese; la concentrazione così è garantita. È un rosso da 15 gradi dove però la forza alcolica non si avverte; un modello di leggerezza e fragranza, con sentori che spaziano dalle fragoline di bosco alla liquirizia appena accennata, ed al palato persistenza ed eleganza.