Incontri con i produttori

Bio & Dinamici ... produttori, sognatori o innovatori?

di Bernardo Pasquali

30/01/2008

 "Bio come mi piace" è lo slogan che ha scandito i lavori del convegno che si è tenuto a Isera, tra le vigne di Marzemino. Un momento di confronto tra attori autorevoli del mondo della viticoltura biologica trentina e non, ma soprattutto uno spaccato di vita in vigna di grande fascino e unicità. A condurre l'incontro Luigi Cremona illustre gourmet e curatore assieme a Mario Busso, presente tra i relatori, della Guida Vini Buoni d'Italia. Presenti anche Michele D'Innella Direttore Editoriale di Touring Club ed Helmut Koecher Presidente dell'International Wine Festival di Merano. Soddisfatto il sindaco di Isera promotore dell'iniziativa che ha visto confluire molti giornalisti ed esperti del settore, ma anche curiosi enoappassionati desiderosi di capirne di più. Il mondo del biologico nel vino è certamente diverso da quello degli altri prodotti agroalimentari. Se nell'ultimo caso si conferma ormai da tempo una sostanziale tenuta del mercato e un suo sviluppo sui mercati internazionali, per il vino è più difficile imporsi in un mercato che lo rappresenta solo per il 5%. Ne ha fatta comunque di strada se si pensa che solo fino a pochi anni fa veniva considerato prodotto di qualità non adeguata da una maggioranza di opinion leaders e dalla distribuzione. In Italia il fenomeno è "tardivo" e sta trovando una giusta collocazione nella filiera vitivinicola da pochi anni, raggiungendo anche livelli di qualità un po' più omogenei e distribuiti su tutto il panorama nazionale. In Francia invece la scuola bio e dinamica ha trovato sin dagli anni settanta, grandi interpreti che hanno segnato la vitivinicoltura mondiale. Zone come Coulèe Serrant con Nicolas Joli, Cote du Rhone con Michel Chapoutier, hanno acquisito un valore prestigioso anche per la loro presenza sul territorio. Gambellara è il paese di uno dei nostri italiani più rappresentativi per quanto riguarda l'interpretazione estrema della filosofia steineriana e biodinamica. Angiolino Maule è il vero chansonnier del concetto di estremizzazione della biodinamica nel vigneto e in cantina. Tecniche agronomiche e colturali essenziali con pratiche di cantina al minimo rispettose in maniera maniacale della naturalezza del frutto e della genuinità del prodotto. Pratiche talvolta sperimentali, affascinanti, che portano ad un approccio del tutto rivoluzionario alla vinificazione. E' quanto emerge da chi si propone di seguire questa filosofia produttiva: la compenetrazione con la materia. Una terra che si fa carne, una vigna che si fa respiro. Umanità che diventa a tutti gli effetti ruralità! Al convegno hanno partecipato alcuni dei rappresentanti di questo mondo produttivo, per lo più provenienti dalle zone limitrofe ad Isera. Ve li presento. Eugenio Rosi Giovane produttore di Volano (TN) della Vallagarina. La sua esperienza è abbastanza recente. Nel 2001 acquista un vigneto nella zona limitrofa alla città di Rovereto. Una terra poco adeguata all'impianto di autoctoni che ha indirizzato Eugenio verso varietà internazionali. Ogni vite necessita della propria terra preferita; è la prima regola per chi vuole ottenere sin da subito un rispettoso equilibrio tra madre e figlia. La sua non è una viticoltura modaiola, anzi. La sua è una ricerca di autenticità e distinguibilità, nel segno della biodiversità che sta alla base della folosofia Bio. Dal 2004 Eugenio fa partire la riconversione biologica del vigneto e inizia ad usare solo rame e zolfo per i trattamenti. Inoltre bandisce la solforosa e i lieviti selezionati. "E' un modo diverso di vinificare. I miei vini ora sono diversi! Ho visto che cambiano molto e in fretta e sul raggiungimento di maggiori stabilità è improntato lo sviluppo delle tecniche di vinificazione che continuamente cerco di sperimentare". La chiama "artigianalità del produrre". Ma come si fa senza lieviti aggiunti? "Pigio l'uva, la metto nei tini e ... aspetto. I suoi lieviti non mi hanno mai deluso!". Eugenio ha le idee chiare e termina così: "Mi hanno insegnato che è più facile fare che star fermi. In cantina è meglio star fermi!". Emma Clauser Fuga dalla città per imparare dalla natura. Potrebbe essere così sintetizzata la bella storia della signora del biologico trentino. Emma Clauser arriva alla vigna per respirare l'estasi della natura. Trova impianti intensivi e terreni consunti dalle pratiche crittogamiche intensive. Ne rimane delusa ad un primo impatto. Per questo decide di concretizzare il suo sogno di "salvare" quelle viti, riconvertendole alla pratica agronomica biologica e da qualche anno biodinamica. Quelli erano gli anni ottanta e sino ad oggi Il Mulino dei Lessi, la sua azienda, ne ha fatta tanta di strada, imponendosi come una delle realtà più significative della produzione bio e dinamica a livello nazionale. "Fare biodinamico significa guardare il mondo con un'ottica culturale diversa. Ricercare la biodiversità e una perfetta integrazione ambientale". Walter Losch Gli tremano le mani dall'emozione. Sembra timido ma è solo la straordinaria umiltà di chi preferisce vivere ogni giorno stringendo tra le mani terra e viti piuttosto che tenere lezioni. La sua esperienza si afferma dall'81 tra le colline occidentali della Val di Chiana vicino a Chianciano. Agostino Ciucchi è stato il suo contadino di riferimento sin dall'inizio. Colui che lo ha condotto per mano tra oliveti e vigne. "Mi hanno sempre allarmato dicendomi che non bisogna lasciare l'erba alta nel campo... Dal 1993 non si sono più fatte concimazioni. Non più sfalciamenti. Eppure quel controllato e apparente abbandono ha fatto sì che risultassero sempre meno attacchi di peronospora e oidio con una necessità di trattamenti rameici sempre inferiori". Solo nel 2005 Walter è stato costretto a trattare con 1,2 Kg/ha di rame ma è stato costretto da un'annata eccezionalmente piovosa. Sono 7 gli ettari vitati e ricostruiti nel 1999. Walter si dice un "esule di una civiltà che ha ridotto tutto a merce". Ma ancora più bella questa immagine poetica: "Siamo un esile filo di paglia per attraversare l'arcobaleno della storia". Sono tre le persone che lo hanno formato Walter. Kervran, fisico atomico francese teorico delle trasmutazioni biologiche a debole energia; manasobu Fukuoka pioniere giapponese dell'agricoltura naturale; Rudolf Steiner filosofo fondatore dell'antroposofia. Alessandro Poli Solo poche parole per il giovane Alessandro. Altro interprete del biologico trentino che opera nella zona magica del Vino Santo Trentino e della Nosiola, la valle dei Laghi sopra Arco. Da 15 anni vinifica biologico. Una scelta difficile ma gratificante. Una scelta di vita che poggia sulla consapevolezza di far parte di un ecosistema fragile e estremamente dipendente dall'uomo. Marco Zani Da miscredente a discepolo. È questo il percorso del titolare della cantina storica di Castel Noarna di Nogaredo in Vallagarina. "Non ho mai creduto nelle idee di Steiner! Ho sempre visto con molto scetticismo le pratiche biologiche e biodinamiche! Ad un certo punto però, grazie anche all'amicizia con Emma Clauser, mi sono reso conto che solo da un'attenta sperimentazione delle tecniche bio avrei potuto confermare o meno la mia miscredenza". Dal 2007 si è quindi deciso di riconvertire i vigneti a biologico eliminando qualsiasi trattamento sistemico, attuando solo dosaggi di rame e zolfo di 1/5 delle quantità precedenti. "Ho visto in poco tempo cambiare la terra! Una sensazione che mi ha affascinato e convinto. Il biologico per me oggi è uno stimolo incredibile verso la sperimentazione di nuove tecniche di vinificazione sempre più rispettose e adatte ad una compartecipazione attiva delle mie vigne e della natura che le circonda". Bernardo Pasquali