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I migliori assaggi di Benvenuto Brunello

di Gianmarco Nulli Gennari

28/02/2016

 Si è chiusa con segnali quasi del tutto positivi l’edizione 2016 di Benvenuto Brunello, che festeggia i cinquant’anni dalla nascita del consorzio di quella che è, assieme a Barolo e Amarone, la denominazione d’origine più conosciuta dei vini italiani nel mondo.
L’export, trascinato dallo straordinario successo mediatico della vendemmia 2010, è in continua crescita e ormai si attesta sopra i due terzi del totale (70%); anche l’enoturismo a Montalcino funziona sempre di più (nel 2015 è stato registrato un +20% di presenze). Le cantine, ha affermato il presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci, sono state letteralmente svuotate e il valore dei terreni ha raggiunto il mezzo milione di euro per ettaro.Dulcis in fundo, l’ultima vendemmia, la 2015, è a detta di viticoltori ed enologi molto promettente, al di là delle canoniche 5 stelle ottenute, con uve di qualità straordinaria.
Ma veniamo alle annate assaggiate nell’ormai consueta sede del cinquecentesco Chiostro di Sant’Agostino. I Brunello 2011 hanno sorpreso in positivo per la qualità media dei vini: la gran parte dei produttori ha dimostrato di avere ormai il giusto “manico” per riuscire a gestire con successo anche una vendemmia calda come quella in oggetto. Sul piano della bevibilità e della freschezza, si tratta di bottiglie spesso all’altezza delle 2010 (anche se magari non è garantita la stessa longevità).  Le attesissime Riserve 2010, invece, hanno dato esiti contrastanti: qua e là si avverte la tentazione di strafare, da parte di qualche azienda, con una gestione dei legni di affinamento un po’ sfuggita di mano (tra profumi monocordi e frutto un po’ sfinito e poco vivace). È pur vero che le Riserve hanno bisogno di più tempo e, come dice più di un esperto assaggiatore, in questa fase sembrano “chiudersi a riccio”. Ma di bottiglie all’altezza dei grandi Brunello dello scorso anno ce ne sono eccome.
Diamo conto dei nostri migliori assaggi, con una top ten dedicata ai 2011 e un’altra alle Riserve.
 
TOP TEN BRUNELLO DI MONTALCINO 2011

Brunello di Montalcino 2011 Vecchie Vigne – Le Ragnaie. Confessiamo un debole per la cantina di Riccardo Campinoti. Sarà la giusta età delle piante, l’altezza considerevole degli impianti (e anche una consapevolezza tecnica ormai consolidata); ma negli ultimi anni i suoi vini li troviamo puntualmente tra i nostri preferiti. Lo scorso anno brillò la selezione Fornace (che anche con la 2011 non scherza, però, e raggiunge in scioltezza i 90 punti). Quest’anno il Vecchie Vigne ristabilisce le teoriche (?) gerarchie, sfoderando il piglio del fuoriclasse: naso verace di macchia e ciliegia, terra bagnata, frutta secca; gran tannino, in bocca è agile nonostante la ricchezza della materia, profondo, chiude lungo e con perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. 93-95
Brunello di Montalcino 2011 Piaggione – Salicutti. Secondo voci ancora da confermare l’azienda di Francesco Leanza sarebbe al centro in quest’inizio 2016 di un’importante ristrutturazione societaria. In attesa di saperne di più, noi ci godiamo il vino (presente con altri cosiddetti “ribelli” all’enoteca Osticcio, non al chiostro): erbe (alloro) e freschezza balsamica all’olfatto, poi frutta scura e carne cruda; sorso complesso, di grande equilibrio e dinamica, ricco di suggestioni, chiude con un frutto dolce e succoso. 92-94
Brunello di Montalcino 2011 Vigna Loreto – Mastrojanni. Un altro habituè delle nostre classifiche, che in assenza dello storico alfiere dell’azienda di Riccardo Illy (lo Schiena d’Asino posticipa di qualche mese l’uscita sul mercato) si prende il meritato proscenio. Nasce da una zona calda, ma tra le sue caratteristiche ormai consuete ci sono freschezza e bevibilità, quest’anno appena frenate da un legno ancora da riassorbire. Noi scommettiamo su una sua grande evoluzione in bottiglia. Profumi balsamici ed eterei, terra e tabacco da pipa; in bocca coniuga struttura ed eleganza, sapidità e finezza. 92-94. Grandissima prova anche per il 2011 “annata”. Il Rosso di Montalcino 2014 va a completare una squadra di valore assoluto.
Brunello di Montalcino 2011 – Poggio di Sotto. È la vendemmia che segnò il passaggio di mano tra Piero Palmucci e Claudio Tipa. Il livello di questa bottiglia non sembra risentirne, grazie alla mano accurata di Federico Staderini, allievo del mitico “Bicchierino” Giulio Gambelli. Ancora segnato dall’affinamento, con note affumicate, speziate, di cuoio e tostatura all’olfatto, sul palato sprigiona la solita esplosione di frutto, perfettamente maturo e sostenuto dal sale, e tannino di spettacolare eleganza. Il bicchiere finisce, ma non nel crachoir… 92-94
Brunello di Montalcino 2011 – Cupano. È storicamente uno dei capofila del brunello “moderno” e di uno stile che si smarca dalle caratteristiche più tipiche del sangiovese. Ma grazie al suo artefice, il francese Lionel Cousin, ex direttore della fotografia cresciuto nel mito della leggenda di Borgogna Henry Jayer, non ha mai fatto parte del gruppone dei vini dimostrativi e senz’anima che per troppi anni hanno invaso la Toscana. Usa barriques, certo, ma nelle ultime vendemmie lo fa sempre meglio. Questo 2011 sfoggia profumi eleganti di frutti rossi e di tabacco; bella sapidità, equilibrio, e persistenza notevole. 91-93
Brunello di Montalcino 2011 Madonna delle Grazie – Il Marroneto. Dopo l’exploit dello scorso anno si ripete su livelli altissimi la selezione di Alessandro Mori. Un Brunello quintessenziale: naso di gran classe, floreale e balsamico, lievemente agrumato e ciliegioso; in bocca è di inarrestabile progressione, ancora un po’ nervoso ma molto preciso sulla polpa di un frutto scuro e fragrante, finale lungo e fresco. 91-93. Buona anche la versione annata.
Brunello di Montalcino 2011 – Canalicchio di Sopra. Azienda di antica origine mezzadrile e di solida tradizione, con vigne nella storica zona a nord della denominazione. Nelle ultime versioni le ragioni della potenza hanno ceduto un po’ il passo a quelle dell’eleganza e delle sfumature, ma quest’anno è uscito un Brunello coi muscoli: note olfattive floreali e di arancia rossa, poi sottobosco; tannino ancora un po’ aggressivo ma di estrazione esemplare (che indica una lunga prospettiva di invecchiamento). In chiusura tornano gli agrumi assieme a rimandi molto fini di macchia mediterranea. 90-92
Brunello di Montalcino 2011 Bramante – Sanlorenzo. Produttore di grande regolarità qualitativa, Luciano Ciolfi propone una bottiglia dalle suggestioni minerali (cenere spenta, salsedine) e speziate, ma più che da annusare questo è un vino da bere: è lì che trovi il frutto, purissimo, del lampone, e il perfetto equilibrio tra tannini e acidità. La retrolfazione in persistenza regala ancora fiori di campo, arancia ed erbe aromatiche. 90-92
Brunello di Montalcino 2011 – Le Potazzine. Chi cerca sangiovese potenti e concentrati cambi indirizzo: qui da anni la cifra è l’eleganza, anche a costo di sacrificare qualcosa in termini di complessità (ma molto poco…). Il 2011 di Giuseppe Gorelli è così: un peso leggero, dai delicati profumi minerali (quasi sassosi) e di frutta rossa, e dalla beva ritmata, deliziosa. Irresistibile. Aumenta la curiosità di provare il prossimo anno la riserva (è una delle poche aziende che ha scelto di farla nel 2011 e non nel 2010). 89-91
Brunello di Montalcino 2011 Vigna Soccorso – Tiezzi. Le vigne ad alberello piantate ai piedi della Chiesa della Madonna del Soccorso ormai sono entrate in piena maturità. E si sente. Il frutto maturo esplode letteralmente al naso, accompagnato da note floreali e speziate (pepe); gran succo e bella acidità in bocca, per un vino da attendere ancora un po’, con tannini di qualità e finale piccante. 89-91
 
Da segnalare, tra gli esiti più brillanti, anche i 2011 di Canalicchio, Podere Brizio, Salvioni, Talenti, Terre Nere, Tornesi, Uccelliera, Altesino (Montosoli), Fonterenza, Gianni Brunelli, Capanna e Fattoi.
 
TOP TEN BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA 2010

Brunello di Montalcino Riserva 2010 – Stella di Campalto. L’avevamo già testato in anteprima un anno fa, grazie alla generosità della sua artefice, ed eravamo rimasti stupefatti. Oggi è una splendida conferma, un vino che, giunto appena alla seconda edizione (dal 2009 l’azienda ha deciso di uscire solo con la riserva) si propone come punto di riferimento assoluto di tutta la denominazione. Intenso, di un’eleganza fascinosa all’olfatto, con toni minerali e balsamici (liquirizia); il sorso coniuga potenza e finezza, l’analogia con i grandi di Borgogna arriva quasi inevitabilmente. La chiusura sui frutti di bosco è pressoché interminabile. 94-96
Brunello di Montalcino Riserva 2010 – Poggio di Sotto. All’altezza di alcune vecchie annate aziendali ormai leggendarie. La volatile al naso è ormai un vero e proprio marchio di fabbrica, inserito in un contesto di grande complessità: toni scuri di mora e ribes, ruggine, terriccio, tabacco; in bocca è morbido e corposo, con tannini estratti alla perfezione e spalla acida da manuale. Vino di prospettiva, ma già oggi è pericolosamente goloso e invoglia a un secondo bicchiere… 93-95
Brunello di Montalcino Riserva 2010 Phenomena – Sesti. Dopo la prova un po’ interlocutoria della 2009 (compensata da uno spettacolare Brunello “annata” 2010), torna il Phenomena che ci piace di più: profumi di resina e prugna, spezie e alloro; beva dinamica e trascinante grazie a un equilibrio tra forza e leggerezza che ha del miracoloso, tannini vellutati e finale elegante su note minerali e fruttate. 92-94
Brunello di Montalcino Riserva 2010 Lupi e Sirene – Podere Le Ripi. Illy a Montalcino non è solo Mastrojanni. Francesco Illy, fratello del più famoso Riccardo, va a segno quest’anno con una riserva giocata sulla perfetta armonia tra dolcezza del frutto e alcool, corpo e bevibilità. Un vino energico ma fresco e già pronto da bere, che riesce a mantenere un saldo legame col territorio malgrado l’impostazione moderna della cantina (evidente soprattutto all’olfatto, con vaniglia, menta, caffè e spezie). Sorprendente. 91-93
Brunello di Montalcino Riserva 2010 Adalberto – Caprili. La famiglia Bartolommei è una delle tante, a Montalcino, a vantare una “nobile” origine mezzadrile (non c’è contraddizione…). Rispetto ad altre ha avuto molto fortuna, potendo riscattare terreni nella vocatissima zona di santa Restituta. Questo vino ribadisce i notevoli exploit delle ultime annate: naso “scuro” ma esuberante con sangue e ruggine, terra e cuoio; beva davvero sapida e irresistibile, impalcatura sorretta alla perfezione dall’acidità, chiusura lunga e succosa. 90-92
Brunello di Montalcino Riserva 2010 – La Fortuna. I Zannoni lavorano in questo podere dal lontano 1907. Profumi di erbe fresche (timo e maggiorana), tabacco e menta; anche in bocca molta spinta e sapore, è grintoso e ancora da assestare, ma garbato e bevibile: promette bene. Lungo finale di visciola matura. 90-92
Brunello di Montalcino Riserva 2010 – Pietroso. Grande esordio della prima riserva di Gianni Pignattai. Terroso e balsamico all’olfatto, con sfumature balsamiche, speziate e di frutti di bosco. Bella progressione gustativa, il tannino morde, è potente ma agile, con frutto vivo e polposo, legno dosatissimo. Bella persistenza agrumata. 90-92
Brunello di Montalcino 2010 Ugolaia – Lisini. Riserva non di nome ma di fatto, anno dopo anno si conferma un irrinunciabile coup de coeurdello storico marchio di Sant’Angelo in Colle. Note eteree, cacao, fiori appassiti, terra bagnata. Tannino pettinato, beva molto piacevole anche se non rinuncia alla complessità, bella tensione sapida, chiusura sul frutto maturo e croccante. 89-91
Brunello di Montalcino Riserva 2010 – Collelceto. Perentoria conferma di una cantina che prende il nome dal leccio (proprio come Montalcino). Già lo scorso anno ci aveva colpito col Brunello 2010 e ora bissa con la riserva. Naso di sangiovese sincero, tipicissimo, alloro, spezie, more e viola. In bocca è avvolgente, scorrevole e goloso, dotato di bel succo e struttura. 89-91
Brunello di Montalcino Riserva 2010 Vigna Paganelli – Il Poggione. Da una delle aziende storiche del comprensorio sud, tra le poche del comprensorio a vantare una significativa profondità di annate, torna a brillare il gioiello di famiglia. Un vino vibrante, dai profumi classici di cuoio e tabacco (e con un po’ di legno ancora da smaltire). Al palato è potente e profondo, con tannini di bella grana, certamente da attendere per una positiva evoluzione. 89-91.

Da segnalare anche le Riserve 2010 di San Polo, Barbi, Rasina, Talenti, Gianni Brunelli, Capanna, Fattoi e Fornacina.