Incontri con i produttori

Le interviste di Piero Careddu: Chef Patron dell'Antica Hostaria di Sassari e Maestro Sommelier .

28/03/2008

 Nella foto Tore Cherchi e Piero Careddu. Incontro con Tore Cherchi, della Azienda Agricola Giovanni Cherchi di Usini (Sassari) La dinasty del cagnulari. Dovrei inziare con il tormentone su zio Billia eroico contadino che salva il Cagnulari dall’estinzione certa. Dovrei parlare di un ventennio di successi in tutto il mondo per un azienda che ha fatto scuola dentro e fuori Usini. Ma non lo faró perché loro, i Cherchi, sono i primi a rifiutare l’autoreferenzialità, il sopravvivere sulla fama accumulata, i clamori e le chiacchiere. So che attraversano un periodo molto stimolante di riflessione profonda, di voglia di cambiamento, di messa in discussione di scelte del passato: guardano insomma al futuro con quell’umiltà e quella schiettezza che son state da sempre la loro energia. Una delle facce del futuro ha le sembianze di Tore, l’unico figlio maschio di Billia, che già da tempo lavora per prendere in mano le redini di un’azienda che, per quanto mandata avanti con spirito famigliare, è cresciuta parecchio negli anni e non dev’essere una passeggiata mandare avanti. TORE CHERCHI: Tore è prima di ogni altra cosa un mio amico, di quelli con la A sui quali fai tutto l’affidamento possibile. Se devo fare dei confronti con il Grande Vecchio del Cagnulari, direi che Billia nonostante l’età è più simpaticamente gigione mentre Tore è più misurato e realista; Billia sa di avere il merito di aver rilanciato un territorio e non fa niente per nasconderlo, Tore rappresenta la faccia più riflessiva della medaglia e entrambi si incastrano e completano perfettamente, anche grazie alla presenza più che determinante del resto della famiglia: madre, sorelle e cognati! Il tutto senza trascurare la decennale collaborazione con Piero Cella, giovane decano degli enologi sardi e quella più recente di Francesca Di Benedetto, anch’essa giovane enologa responsabile della linea di produzione. Oggi Tore mi è apparso con una bottiglia di Pigalva del 2007 dicendomi: “Assaggiala subito, ho bisogno di sapere cosa pensi!”. Il Pigalva era fino all’anno scorso il Vermentino di seconda linea dell’azienda, una specie di fratello cresciuto all’ombra del gigante Tuvaoes. Un sorprendente assaggio mi ha dato questo: PIGALVA 2007 Vermentino di Sardegna doc Az. Agr. Giovanni Cherchi, Usini (Ss) Di veduta gialla molto chiara con riflessi verdi è lucido e brillante. Il naso è di rinnovata ampiezza con eleganti suggestioni vegetali che rimandano alla foglia di pomodoro e alla salvia ma anche piante di sottobosco; la frutta è rappresentatata da richiami a maturi frutti esotici e alla mela smith in fase di maturazione. Largo l’ingresso al palato con immediata espansione della carica fruttata che conferisce, insieme agli alcoli, note morbide ben contrastate da una esuberante ma positiva acidità e da una piacevole carica salina. Sensazioni retronasali che richiamano un po tutti i riconoscimenti dell’olfatto con un finale asciutto e vegetale. Vino di grandi potenzialità da risentire a fine anno quando avrà riassemblato le componenti e smussato alcune fisiologiche nervosità. A tavola con: Zuppe di frutti di mare, spaghetti ai ricci, formaggi caprini a pasta tenera. Valutazione dell’appagamento: 89/100 LA CHIACCHIERATA CON TORE - Cherchi che succede? Il Pigalva era il fratellino magro del Tuvaoes. Oggi ho assaggiato il 2007 ed è stato sorprendente. Mi ha ricordato proprio il Tuvaoes dei primi anni 90 quello, tanto per capirci, dei 3 bicchieri sul Gambero Rosso. - Mah! tecnicamente è semplice da spiegare: abbiamo anticipato la vendemmia di una decina di giorni per ottenere una freschezza maggiore e una certa differenza di zuccheri rispetto alla vecchia idea di Pigalva. Zuccheri che in fase di fermentazione mandiamo quasi a zero con una massiccia presenza di lieviti autoctoni. - Spiegazioni tecniche a parte, mi pare di cogliere un periodo di grandi cambiamenti? - E’ vero, stanno succedendo cose nuove e importanti. Dopo anni di successi non ci vogliamo cullare sugli allori e campare di rendita. Abbiamo deciso di rimetterci in discussione perchè ci siamo accorti che, forse inconsciamente, ci stavamo allontando da quella nostra tipicità così marcata del terroir usinese. - E al Cagnulari cosa succederà? - Anche con lui stiamo operando verso un riavvicinamento al gusto più tipico del Cagnulari usinese; meno piacione, leggermente più rustico, con una acidità sensibilmente più presente. struttura importante e grande colore. - Bottiglie nuove in arrivo? - Non chiedermi di più; ti dico solo che stiamo lavorando ad un progetto di Spumante Metodo Classico da uve Vermentino. Incrociamo le dita. -In bocca al lupo a Tore e alla Dinasty. Piero Careddu