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Vinitaly: Focus del vino dedicato all’India.

05/04/2008

 INDIA, I NUOVI RICCHI TRAINANO IL VINO MADE IN ITALY. NEL 2009 LE TAPPE DI VINITALY INDIA A NEW DEHLI E MUMBAI Da New Dehli a Mumbai cresce la domanda di vino in India. Dal 2000 ad oggi le importazioni dall’Italia sono cresciute a un ritmo del 30% annuo. Verona, 5 aprile 2008 - Più vino e meno whisky. Dal focus di Vinitaly dedicato all’India emergono segnali positivi per lo sviluppo del mercato del vino nel secondo Paese più popoloso al mondo. Un miliardo di abitanti, da sempre influenzati dalla cultura britannica del bere, su cui i player italiani nutrono grandi speranze, a partire da 3 milioni di famiglie che entro il 2010 conquisteranno lo stato di upper class. Il vino rappresenta uno status symbol e, come sottolineato ai focus dal giornalista indiano Magandeep Singh: “Un’opportunità per esplorare il fascino del made in Italy attraverso aromi e fragranze totalmente sconosciuti al gusto indiano”. Il prodotto enologico d’importazione costa quattro volte più del vino locale (12 euro contro 3,60) e a trainare il vino italiano nella fascia dei consumi delle classi ricche c’è anche il fenomeno del“Reverse Braindrain”, ovvero i professionisti emigranti indiani che una volta rientrati in patria incoraggiano gli appartenenti allo stesso grado sociale ad adottare abitudini del vecchio mondo. Una spinta al consumo del vino i cui effetti si stanno piano piano facendo sentire dal punto di vista commerciale, con i medici che spingono sull’acceleratore dei consumi consigliando per fini salutistici di sostituire whisky con 2 bicchieri di vino rosso al giorno e con il ministro dell’agricoltura indiano che annuncia prossimi tagli ai dazi. Per ora la nuova mecca commerciale dell’Occidente vede primeggiare Francia (30% delle importazioni) e Australia (20%), seguite da un’Italia (15%) in grande recupero, complice la grandissima popolarità che sta riscuotendo la ristorazione italiana. New Delhi e Mumbai, da 3 anni tappe di Vinitaly India, sono i mercati principali in un Paese che spende 9 miliardi di euro per le bevande alcoliche (soprattutto whisky e birra) e che importa solo il 20% del vino consumato, pari a 230 mila casse. “Lo scorso gennaio – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – le due tappe in India hanno registrato un aumento di buyer del 50% rispetto all’anno precedente, una performance che spiega quanto sia opportuno esserci al momento di raccogliere i frutti di un mercato di dimensioni potenzialmente enormi”. Dello stesso parere anche il responsabile Sviluppo Progetti Vino di Buonitalia, Giorgio Serra, secondo cui “A partire dal 2000, il consumo del vino ha registrato un tasso di crescita del 30% annuo, il valore più alto rispetto all’intero settore delle bevande alcoliche. In India, infatti, soprattutto fra le generazioni più giovani, bere un buon bicchiere di vino durante i pasti sta progressivamente diventando una vera e propria moda”.