Chiacchierando di gusto

Alla riscoperta dei piccoli frutti

di Mario Liberto

20/12/2016

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Fragola, fragolina, mirtilli, more e frutti di bosco, ecc. spuntano prezzi di assoluto rilievo che fanno ben sperare i produttori ortofrutticoli siciliani.
La crescita della domanda di questi piccoli frutti non trova rispondenza nell’offerta dei nostri produttori la cui produzione è concentrata da metà maggio a metà ottobre, lasciando scoperti i mesi invernali. Per venire incontro a questa richiesta, molti produttori hanno trovato l’escamotage di andare a produrre ai “confini del mondo” riuscendo a soddisfare anche la domanda del periodo invernale. Il risultato è stato quello che hanno garantito una produzione al mercato nazionale per l’intero anno.
In Sicilia, qualche decennio addietro, l’Assistenza Tecnica regionale,  insieme alle Facoltà di Agraria di Palermo e Catania, ottennero dei buoni risultati produttivi nei territori dei Nebrodi, facendo maturare, tecnicamente, diversi imprenditori ottenendo una lusinghiera produttiva.
Ma da noi è risaputo: le cose che funzionano vanno sempre dismesse. La fine dell’Assistenza Tecnica regionale segnò anche l’abbandono di queste attività divulgative.
Comunque sia, la produzione dei piccoli frutti in Sicilia, stante ai prezzi abbastanza remunerativi, può essere una grande opportunità produttiva.
La fragolicoltura siciliana si distingue da quella delle altre regioni per via dei notevole anticipo (cir­ca un mese) dell’epoca di maturazione e per il ca­lendario di raccolta relativamente lungo. Questo inizia i primi di febbraio con la coltura in serra per finire a luglio, in pien’aria, nelle aree di alta collina e di montagna (Etna, Madonie, Nebrodi). Le pro­vincie più interessate alla produzione di fragole so­no Agrigento, dove si è diffusa una varietà nota co­me Fragolina di Ribera; Catania, con la cultivar lo­cale di Maletto; Trapani (Marsala) e Siracusa, do­ve è presente una fragolicoltura basata su moder­ni criteri di coltivazione, con cultivars a frutto gros­so. Le origini della fragolicoltura nel territorio di Ribera (Agrigento) risalgono alla fine del primo conflitto mondiale quando alcuni soldati, di ritorno dalla guerra, introdussero nelle loro terre la col­tivazione di fragoline prelevate dai boschi del Friuli. Ma la coltivazione di pieno campo vera e propria si è diffusa soltanto a partire dagli anni ‘50 lungo la vallata del fiume Verdura, dove la fragolina veniva consociata ai giovani aranceti. Dagli anni ‘80 in poi, a seguito del verificarsi di un pe­riodo di crisi, l’areale di coltivazione cominciò a spostarsi verso il ver­sante di Sciacca poiché più ricco di acqua per irrigazione, tanto che og­gi la fragolina è conosciuta anche con il nome di Fragolina di Sciacca. La produzione di fragoline negli agri di Ribera e di Sciacca ha inizio nel­la prima decade di marzo e termina in giugno. Parte della produzione viene destinata anche alla gelateria e alla pasticceria, il cui consumo av­viene nell’arco di tutto l’anno. Nei primi anni Novanta l’Università di Ca­tania ha avviato alcuni esperimenti di coltivazione della fragolina in mez­zo agli impianti di noccioleti. L’usanza di raccogliere fragoline e frutti di bosco spontanei nelle aree montane siciliane è antichissima. Ma negli ul­timi anni si è diffusa sulle Madonie e sui Nebrodi la coltivazione di culti­vars di fragoline rifiorenti che hanno consentito il prolungamento del ca­lendario di produzione. Solamente a partire dalla fine degli anni ‘80, su impulso dei servizi regionali di sviluppo agricolo, si è dato inizio a vere e proprie coltivazioni razionali specialmente in determinati ambienti, ca­ratterizzati da inverni freddi con elevate piovosità e da estati fresche. La fragolina e i piccoli frutti dei monti Nebrodi (quali il Lampone unifero e rifiorente, le More inermi, il Mirtillo gigante, il Ribes e l’Uva spina) si di­stinguono per il colore tipico e per le caratteristiche organolettiche. So­no frutti dal sapore gradevole, succosi, fragranti ed aromatici che ven­gono consumati principalmente allo stato fresco, ma possono anche es­sere surgelati. Deliziose sono le fragoline servite con maraschino, zuc­chero e succo d’arancia o limone ovvero le fragoline con la panna! Tali prodotti si ottengono mettendo in atto tecniche di coltivazione tradizio­nali e di alcuni accorgimenti volti a posticipare l’entrata in produzione delle fragole e ad anticipare e posticipare quella dei piccoli frutti. La vo­cazionalità dell’ambiente collinare consente inoltre l’impiego di tecniche ecocompatibili che consentono, tra l’altro, la preservazione delle carat­teristiche organolettiche dei frutti. Infine si ritiene opportuno sottolineare che, dal punto di vista nutritivo la fragola è dotata di zuccheri semplici in quantità moderata, da sali minerali (soprattutto potassio e ferro) e da vi­tamine B2 e C in notevole quantità. La vitamina B2, nota anche come ri­boflavina, ha un ruolo importante nei processi di respirazione e di ri­cambio cellulare. La vitamina C, sostanza antiossidante, è un fattore an­titumorale e contribuisce a preservare l’organismo dai fenomeni di alte­razione organica.
E allora in Sicilia, in particolare negli altipiani o nelle vallate dei Nebrodi, sarà utile riprendere le coltivazioni, non come integrazione al reddito agricolo, bensì come colture principali su cui costruire le migliori strategie di marketing, sia per il mercato interno sia per quello estero.