Parliamo di vino

Il Soave della Costa dei Basalti...antico, intrigante, nuovo!

di Bernardo Pasquali

27/05/2008

 Della DOC Soave si è scritto molto. Questo grazie ai suoi produttori che ormai hanno raggiunto un livello di qualità medio molto elevato e grazie anche ad un Consorzio iperattivo. Ma c'è ancora spazio per comunicare il Soave? Ci sono nuove frontiere non ancora scandagliate che possono attrarre l'attenzione del consumatore e operatore della filiera del vino? Me lo sono chiesto molte volte e la settimana scorsa ho potuto darmi una risposta. Organizzare una degustazione con i vini della sponda basaltica più a est della denominazione nel comune di Roncà poteva sembrare di poco valore. Invece si è rivelata una bellissima iniziativa alla quale ho contribuito con molto piacere. Innanzitutto perché ho potuto conoscere dei paesaggi fantastici che sono ancora un po' isolati e non ancora arrivati al pubblico più esteso. Poi perché effettivamente ho conosciuto un mondo di produttori interessante, accomunati quasi tutti da una storia simile e da una straordinaria volontà di farsi sentire e di emergere con i loro prodotti. Trovare un filo conduttore era il mio obiettivo personale. Evidenziare come si potesse parlare di un areale produttivo omogeneo e allo stesso tempo ricco di identità. Per le zone del classico viene facile solo a pensarlo dopo tutte le iniziative di zonazione e quant'altro che si sono elaborate nell'ultimo decennio. Ma sulla costa dei basalti che da Roncà va fino a Terrossa? Cosa si poteva dire? Il paesaggio si presta bene ad un filo conduttore. Tutto il territorio proviene da una madre, la Calvarina, un antico vulcano spento dell'Eocene che 40 milioni di anni fa eruttava lava creando una lunga dorsale sia verso est che verso ovest. Oggi la cima è ricca di lave e tufi superficiali che al di sotto presentano basalti colonnari tipici di un raffreddamento rapido dovuto alle correnti marine. Più in basso, verso Terrossa terreni vulcanici raffreddatisi più lentamente, ricchi di ossigeno che ha prodotto il caratteristico ossido ferrico di colore rosso. Quindi il terroir si può definire quindi quantomeno contiguo e sostanzialmente omogeneo. Le uve sono quelle della Garganega e della Durella. In tutto il territorio. La storia delle cantine è abbastanza simile: nella maggior parte dei casi imbottigliatori recenti che da decenni svolgevano comunque l'attività di viticoltori, solo che il vino era venduto sfuso a maison italiane di pregio. E i vini? Un amico giornalista mi ha detto che i Soave della costa dei Basalti di Roncà "sanno di Durello". Ebbene in un certo senso ci sono delle affinità. Solamente per quanto riguarda il loro aspetto citrino e di freschezza che è tipico di queste terre lambite dalle brezze dei Monti Lessini e da un terroir che esalta la produzione di acidità e composti agrumati. Per la Garganega questo però diventa un pregio e la fa diventare idonea anche a longevità inaspettate. La ricchezza minerale tende a far ottenere dei vini di struttura e corpo con una bella acidità e alcolicità. Vini dai profumi di mela verde e di violetta, di agrumi ancora gialli o verdi che con il tempo offrono sensazioni più mature ed intriganti. La pietra focaia è il sentore minerale che al palato più li accomuna. I produttori che hanno partecipato alla degustazione e che ho scelto sono stati: Azienda Agricola Zambon con un Soave DOC prodotto all'estremità più a ovest della Costa dei Basalti, sulle colline vitate proprio dietro il paese di Roncà sul Monte Duello. Cantina che imbottiglia per la seconda volta. In effetti si tratta di un vino ancora in via di definizione. Buona struttura di corpo al palato con una complessità olfattiva ancora un po' contenuta anche se fine. Crediamo che l'abbassamento delle rese in vigneto e la riqualificazione di sistemi di potatura più invasivi possa migliorare eccome il prodotto. Azienda Agricola Nicola Tirapelle con il suo Soave I Giaroni. Il vigneto si trova a Terrossa,sul confine più a est della Costa, su terreni argillosi e sassosi, rossi di derivazione vulcanica. Si tratta del secondo imbottigliamento per un vino tagliato un po' troppo con Chardonnay che dimostra una bella complessità olfattiva con una tendenza agrumata accentuata da una sua internazionalità intrinseca. Certamente poco tipico. Anche qui la volontà del produttore è quella sempre più di tendere verso la Garganega in purezza solo quando le viti avranno raggiunto un'età compatibile all'ottenimento di risultati di pregio. Azienda Agricola Marcato con il suo Soave DOC I Prandi, della zona dei Prandi appunto, alle pendici di un piccolo colle vulcanico chiamato Monte Duello. Un vino dove si ricerca la bevibilità e la freschezza, citrino e ben agrumato, di cedro e lime. Dotato anche di una netta sensazione di nocciola finale e di una media persistenza. Azienda Agricola Dal Cero con il Soave Corte Giacobbe. Garganega in purezza ottenuta sulla fascia pedemontana della Costa, con strato argilloso e tufaceo superficiale e roccia basaltica più compatta a 20 - 30 cm di profondità. Il vino è fine al profumo, di qualità minerale tipica, con grafite e pietra focaia. Agrumi come lime e cedro e profumi abbastanza intensi di fiori di sambuco e di mela verde con accenni di giglio. Al palato è abbastanza equilibrato e di buona struttura. Mantiene una buona beva e una ottima freschezza tipica di queste terre. Cantina di Montecchia con il suo Soave DOC Colli Scaligeri. Un prodotto che fa parte di una linea chiamata Colli Neri, proprio come i basalti rocciosi su cui sono piantati i vigneti. Un prodotto dotato di corpo e struttura alcolica importanti. Quest'ultima mediata comunque da una particolare freschezza e da sensazioni sapide e agrumate verdi. Vino di buona beva con doti di longevità di almeno 4 - 5 anni. Azienda Agricola Antonio Franchetto con il suo Soave DOC Vigneto La Capelina. Primo imbottigliamento per un produttore di cui sentiremo parlare. Un vigneto disposto a sud, sud - est, molto ripido su terre rosse ricche di ferro e magnesio. Al di sotto di una dolce Cappella dedicata alla Madonna dalla comunità di Terrossa come voto per la fine della seconda guerra mondiale. Antonio sa lavorare le vigne molto vecchie cercando di arricchire il valore strutturale degli acini. La resa è molto bassa, 60 - 70 qli/ha. Il vino ha una grande freschezza strutturale, un'ottima struttura organolettica con profumi intensi di grafite minerale e di frutta gialla già matura, drupe gialle, agrume giallo verde e sensazioni esotiche di ananas maturo. Al palato è pieno e dotato di una lunga persistenza. Vino dotato di una buona longevità da lascire maturare in bottiglia. Azienda Agricola Giovanni Fattori con il Soave Motto Piane. Un cru prestigioso collocato alla base del cratere della Calvarina limitrofo all'abitato di Brenton. Un vigneto collocato dul terre quindi molto ricche di minerali e dotate di una ottima tessitura. Il vino è elegante e raffinato, la vinificazione subisce anche una stabilizzazione in botte grande non nuova. Il prodotto alla fine è morbido e dotato di una ottima freschezza ben compensata dalla struttura alcolica e dalla componente glicerica mediata dal legno. Intrigante nei profumi di spezie e di agrumi gialli e di drupe gialle e pesche noci. Anche in questa caso un vino dotato di lunga vita. Azienda Agricola Corte Moschina con il suo Soave I Tarai 2005. Anche qui un vigneto storico, probabilmente uno di più antichi di tutta la Costa dei Basalti. Alcune viti si possono definire prefilosseriche, piantate ancora su franco piede e di età più che centenaria. Le rese sono molto contenute fino al massimo 70 qli/ha. La vinificazione viene fatta in piccoli botti di rovere di terzo passaggio. Il prodotto finale è ricco di profumi eleganti e intensi. Profondamente legato alle sensazioni di fiori d'acacia e di miele d'acacia. Con sensazioni fruttate agrumacee e con esotismi raffinati. Minerale al naso, sapido al palato, ricco di glicerina che compensa ed eleva un'ottima sensazione di freschezza esaltata da una sostenuta acidità. Persistente con un finale delicatamente nocciolato. Una Garganega in purezza che dimostra doti di longevità e che mantiene la profondità delle componenti aromatiche dettate dall'essere di vigna vecchia. Bernardo Pasquali