Parliamo di vino

L'Acino Parlante: semplicemente per il Gusto…di raccontare!

di Bernardo Pasquali

27/02/2007

 

Anteprima Amaroni 2003 Chi si ricorda l’estate 2003? Torrida, secca, lunga e interminabile. Nel mio paese andavano di moda le passeggiate notturne per gustare quel po’ di fresco che altrimenti non si poteva più percepire. Un caldo che condizionò in maniera irreparabile anche la vitivinicoltura italiana e certamente anche la nostra collina veronese ne risentì in modo particolare. La zona della Valpolicella veniva da un’annata, quella 2002, funestata da grandinate di portata storica che hanno impedito nella maggior parte dei casi l’imbottigliamento dell’Amarone. Alcuni ci hanno provato lo stesso ma con magri risultati. Quest’anno l’anteprima organizzata dal Consorzio di Tutela del Vino Valpolicella si è tenuta nella splendida cornice di Villa Verità Poeta di fronte a Castelvecchio nel centro storico di Verona. La prima impressione che è emersa dalle numerose degustazioni delle cantine che si sono presentate è stata inequivocabile. L’Amarone 2003 sarà ricordato per le straordinarie doti pseudocaloriche da percentuali di alcool particolarmente elevate. Insomma tutto il calore che hanno sopportato le viti ce lo hanno reso nel bicchiere. I migliori Amaroni sono quelli dunque in cui i vini sono riusciti a tenere alti i valori di acidità e che sono dotati di particolari doti di mineralità grazie a terroirs di pregio. Inoltre si tratta di prodotti in generale con estratti molto importanti, quindi con una struttura media complessiva robusta con profili aromatici molto complessi. Purtroppo il pericolo è che l’alcool non permetta delle valide evoluzioni nel bicchiere e che fenomeni di complessazione chimica dovute all’ossigenazione siano limitate. Infatti si potrebbero avere dei fenomeni di grande impatto sensoriale olfattivo e gustativo iniziale ma con una rapida discesa dei valori di intensità in breve tempo. Se invece il vino è dotato pure di buoni valori di acidità e mineralità si dovrebbero agevolare fenomeni di polimerizzazione che aiuterebbero l’ossigenazione nel bicchiere e la conseguente evoluzione aromatica che è il valore aggiunto di qualsiasi Amarone. Che siano poi dei vini da lunghi invecchiamenti gli Amaroni 2003, non è detto. Anzi in alcuni casi è forse dubitabile proprio una maturazione in bottiglia definibile pregevole. La spina dorsale acida potrebbe non sorreggere la grande concentrazione di estratti e la potenza dell’alcool che come sappiamo è un elemento distorsivo nella complessazione dei tannini e quindi nella armonizzazione delle sensazioni soprattutto gustative. Insomma si sono degustati buoni amaroni, talvolta ottimi, ma con un generale disequilibrio spostato verso le componenti morbide. In molti casi il leggero residuo zuccherino comunque li porta ad essere di più facile comprensione in un mercato dove il palato del consumatore tende sempre più verso la vellutata carezza. Le uve si sono dovute pigiare in anticipo, molto in anticipo, prima di dicembre. Per fortuna che le uve Corvina e Corvinone sono “tardive” e quindi sono state in grado di accumulare oltre a buone dosi di zuccheri pure soddisfacenti concentrazioni acide. Tutti i vini della manifestazione erano comunque en primeur e quindi l’approccio doveva essere particolarmente meditato. Ogni vino doveva essere visto in prospettiva. Alcuni si sono dimostrati talmente precoci e immaturi che hanno messo in evidenza ancora di più questa annata torrida. La maggior parte dei produttori ha presentato vini ancora fermi nelle botti o nelle bottiglie. Alcuni invece hanno dovuto porre sul mercato già il 2003, soprattutto se avevano scelto la non produzione di Amarone dopo l’infausta annata 2002. Come si sa il mercato è cinico, vuole il prodotto e non bada al romanticismo dei degustatori. Purtroppo si rischia di immettere sul mercato del prodotto ingannevole perché il consumatore paga per un vino che crede diverso… Ma si può ben capire anche chi intelligentemente e opportunamente ha sacrificato un anno di benefici: non può permettersene di ulteriori. Vediamo alcuni Amaroni che hanno particolarmente entusiasmato. Amarone della Valpolicella DOC Roccolo Grassi: la cantina di Marco Sartori è riuscita a sfruttare al meglio la potenzialità calcarea del pregevole terroir di Mezzane. Infatti in questo Amarone sono racchiuse morbidezze e valenze pseudocaloriche ben accompagnate da una struttura acida e minerale che, accompagnata da tannini già morbidi ed eleganti, riuscirà ad offrire un buon impianto per una maturazione in bottiglia che attiverà la formazione di bouquet aromatici di pregio e una particolare sana longevità al prodotto. Amarone della Valpolicella Classico DOC Angelo Nicolis: la lunga esperienza produttiva di questa famiglia di produttori ha permesso una buona vigilanza del prodotto in un’annata difficile. Il colore esprime concentrazione. Ma la sensazione di freschezza riesce a esprimersi bene con sensazioni piacevoli di ciliegia marasca e una gradevole sensazione di sana uva passita. Anche in questo caso la mineralità del vino è evidente e complessivamente si può pensare ad un prodotto che riuscirà a sostenere la qualità nel tempo. Le componenti dure e morbide sono già abbastanza equilibrate e ciò fa ben sperare per il futuro in bottiglia. Amarone della Valpolicella Classico DOC e Amarone della Valpolicella Classico Postera Manara: Manara offre in tutte e due i prodotti una bella freschezza con un frutto molto evidente. Più sapido il Postera ma delicatamente minerale anche il prodotto base. L’alcool è ancora sopraffacente il resto ma si tratta di prodotti che si esaltano in eleganza e finezza in un taglio che è quello tipico della Valpolicella. La Croatina del Postera riesce a sostenere il grande caldo del vigneto particolarmente esposto (vedi Postera…) e ad offrire valore acidi strutturali che limitano la sensazione pseudocalorica dell’alcool. In entrambe i casi la speziatura di queste uve emerge insistentemente. Amarone della Valpolicella “Valpantena” DOC cav.Bertani: Christian Ridolfi enologo della cantina ha voluto sottolineare il nuovo corso della Bertani nella produzione dell’Amarone della Valpantena. Per chi ama il Secco Bertani, in questo Amarone ritrova quella secchezza particolare però in concentrazione. La scelta di rispettare le rigorose tipicità della Valpantena, soprattutto nell’assimlazione della componente acidica e della freschezza dei suoi vini, è secondo il mio modesto parere un percorso obbligato che rispetta l’espressione vera di quel terroir. Non è un vino pesante come altri in degustazione. Una facile beva, tradizionale. La sua struttura meno estrattiva lo rende più immediato soprattutto nella percezione delle sensazioni olfattive, la rosa purpurea, la violetta, la spezia pepata. Guardandosi attorno comunque un Amarone coraggioso, alternativo e allo stesso tempo interprete di continuità della tradizione enologica veronese della Valpantena. Amarone della Valpolicella Classico DOC Ravazzol Cà La Bionda: e bravi i giovani Castellani di Valgatara. Affermano che non è certamente il loro miglior concetto di Amarone e ne siamo convinti. Ma le loro viti vecchie da cui hanno raccolto le uve probabilmente sono riuscite saggiamente a controllare in modo corretto il bilanciamento degli alti valori zuccherini contrastandolo con un lento e costante apporto di linfa agli acini che hanno permesso una concentrazione sufficiente di acidi indispensabili. Un Amarone molto tipico di queste zone con gradienti di frutta matura, florealità e speziatura delicate e fini. L’affinamento in bottiglia saprà agevolare il bilanciamento delle componenti morbide e dure. Probabilmente l’alcool non sarà mai un compagno docile o silenzioso di questo Amarone. Amarone della Valpolicella DOC Cà Rugate: la mano di Michele Tessari in questo vino è inconfondibile. Estratto e velluto, forza aromatica ed equilibro, esaltazione del terroir e della componente minerale tipica delle terre basaltiche montefortiana. Anche se in un annata difficile Cà Rugate riesce a proporre un vino con qualità di freschezza che, pur meno evidenti, riescono a contenere la potenza alcolica che è insita in questo Amarone. Ma la complessità aromatica affiorante al naso è di certo una straordinaria esperienza sensoriale. Amarone della Valpolicella Classico DOC Corte Rugolin: forse l’unica nota negativa di questo vino è l’eccessiva alcolicità che lo fa sembrare un vino d’altre latitudini. Sta di fatto però che la struttura estrattiva è imponente e che la componente acidica e minerale sono comunque in grado di riequilibrare abbastanza l’esuberanza etilica. Sorprende la forte espressività e il carattere elegante e intrigante di questo Amarone. Credo che l’attesa in un bicchiere possa entusiasmare per le molteplici sensazioni olfattive e gustative. Basterà avere solo un po’ di pazienza affinché trovi maggiore stabilità e compensazione. Amarone della Valpolicella Classico DOC Antolini: la luce negli occhi del giovane Stefano dice tutto. Lui ne va fiero di questo Amarone. Per la sua tipicità e corrispondenza con il territorio d’origine, per la sua “particolarità” come afferma lui stesso. Per la forza aromatica e la sua ciliegia che in effetti emerge come marasca della Lessinia. È un Amarone accattivante, passionale, ricco di estratto e vellutato al palato. Ma la sua componente acida dettata dall’elevata concentrazione di Corvinone nell’uvaggio, offre sensazioni di freschezza che esaltano i profumi fruttati e la delicata violetta. Il legno di ciliegio assieme al rovere riescono a offrire ancor più nitide le sensazioni di cioccolato e tabacco biondo. Un vino che troverà giovamento da un lungo affinamento…da caminetto! Da segnalare il Recioto. Non lasciatevelo scappare… Amarone della Valpolicella Classico DOC Riserva Campo Masua: Mirco e Daniele Venturini hanno aspettato tanto a produrre e porre in commercio questo vino ma finalmente da qualche anno ci hanno permesso di assaggiare un vero e proprio capolavoro. Un vino tradizionale come lo è la filosofia produttiva che accomuna questa famiglia di produttori. Il grado alcolico elevato di questa annata forse spegne un po’ la freschezza e il buoquet tipico di questo grande Amarone. Ma il Campo Masua non delude nemmeno quest’anno. Probabilmente, anche per la tipologia di lavorazione molto prolungata in botte, dovrà sostare un po’ più degli altri in bottiglia per arrivare a compenetrare meglio le componenti estrattive e aromatiche con lo scheletro acidico e minerale. Vino longevo. Amarone della Valpolicella Classico DOC Viviani: in questo Amarone emerge la ricchezza estrattiva ma soprattutto l’eleganza nei profumi e la finezza delle spezie. Tra gli amaroni assaggiati è uno di quelli che potremmo già definire in condizioni di buono stato di salute. Infatti l’equilibrio in questo vino non manca anche se non si può dire armonico. Anche in questo caso l’alcool tende a distorcere la percezione olfattiva delle varie componenti aromatiche, soprattutto esaltando quelle terziarie rispetto al frutto. Certamente si tratta di una situazione che potrà trovare migliore definizione dallo stazionamento in bottiglia. Un po’ di pazienza quindi… Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli Tenuta Sant’Antonio: la corazzata Castagnedi è riuscita a servire ancora una volta la val di Mezzane nel bicchiere. È sempre straordinario come nel loro Amarone la sensazione calcarea delle rocce umide e giallognole tipiche di questa valle si ritrovino nel vino. Grazie alle caratteristiche di questo terroir splendido inoltre la componente acidica è ben presente e supporta una componente alcolica che da queste parti si fa sentire comunque sempre in modo particolarmente deciso. Bella struttura, molto morbido e vellutato al palato, con una decisa componente di prugne in confetture e una gradevole sensazione di tabacco e di cacao in polvere. Una speziatura tipica ed elegante. Un vino robusto, austero. Una intepretazione dell’Amarone di solennità che contraddistingue la mano della famiglia di San Briccio. Amarone della Valpolicella Classico DOC Benedetti: sono nuovi della scuderia presentata dal Consorzio. E pure il loro Amarone lo è! Prodotto sulle colline di Gargagnago a partire da vigne tutte di circa 35 – 40 anni. Potenzialmente una zona straordinaria e l’età della vigna pure. Il loro Amarone risente di pratiche di cantina che probabilmente si devono affinare, non tanto nella tecnica, ma nella qualità dei materiali. Ad esempio un’eccessiva e disgregata sensazione di liquirizia, cioccolato, cuoio bagnato, tabacco, muschio, vaniglia, foxy…tutti molto pronunciati e isolati. Si tratta della prima produzione in botti di rovere per il 70 % nuovissime che probabilmente hanno ceduto troppo ad un prodotto tra l’altro molto ricco di alcool e quindi ancor più propenso a estrarre dal legno componenti aromatiche di complessazione. Ma secondo me la struttura c’è eccome. Si sente una struttura di grande rilievo e un valore di acidità molto pronunciato. Per questo credo che con i passaggi e i travasi le barriques potranno affinarsi meglio e iniziare a rilasciare terziari con migliore equilibrio osmotico. Insomma è un vero e proprio neonato questo Amarone. Ma i Benedetti hanno un patrimonio da cui sapranno certamente estrarre grandi prodotti per esaltanti degustazioni. Fiducia.