Donne in vigna

Ginjol. Quando il merlot parla algherese.

di Piero Careddu

28/03/2008

Nella foto Annamaria Delitala.

Ho già avuto modo di parlare in questo spazio di Annamaria Delitala, donna sorridente e dinamica che ha abbracciato la sua vigna e i suoi vini con amore assoluto. Mi aveva parlato più di un anno fa del suo progetto Merlot in purezza: lei sa quanto sono diffidente e, lo riconosco, spesso prevenuto con i vini da vitigno internazionale; poi magari li assaggio, capisco le eccezioni e faccio i dovuti distinguo; daltronde che sarebbe la storia dell’enologia sarda senza quel capolavoro che è il Marchese di Villamarina? ed è solo uno degli esempi che si possono fare. E quindi arriva il giorno, giovedì scorso, che Annamaria appare nel mio ristorante con l’occhietto furbo di chi sa che mi stupirà. GINJOL è il nome che ha voluto dare al vino: in catalano è il piccolo frutto che produce la palma nana tipica del territorio algherese (margallò). Da un 95% di uve Merlot allevate in terreni prevalentemente argilloso-calcarei, resa 70 q/h e raccolte manualmente, Ginjol potrebbe essere la grande sorpresa del nord-sardegna dei prossimi anni. Come tutti i grandi vini, comprensibilmente imbottigliati presto per motivi finanziari, ha ancora bisogno di un po’ di mesi per dire la sua ad alta voce, ma se il mio vecchio naso non mi inganna ci sono tutti gli elementi per poter parlare di un fuoriclasse! E quando un vino ti appare con tali profumi e cotanta struttura senza aver visto legno neanche in cartolina…qualcosa vorrà dire! Ginjol 2006 Isola dei Nuraghi Az. Agr. A. Ledà d’Ittiri Sassari-Alghero Ginjol è rosso scuro cupo e impenetrabile, lucido in superfice e di importante densità. Il naso è aristocratico e di ampio respiro; su una base di confettura di ciliegie mature si rincorre una lunga serie di suggestioni vegetali e speziate: dal varietale peperone verde al sottobosco, dalla rosa selvatica al geranio, dal chiodo di garofano al pepe nero; tutto mediato da un inizio di terziari in forma di cuoio giovane, tabacco e torrefazione. In bocca entra sgomitante e senza mediazioni: tessuto di velluto grosso, caldo e rotondo; i tannini presenti senza aggredire giocano con l’alccol sorretti da importanti note di freschezza acida date dalla giovane età. La riconferma dei richiami nasali alla ciliegia caratterizza l’espansione fruttata nella cavità orale; espansione che introduce un altrettanto pieno e interessante gioco di sensazioni retronasali dove dettano legge ancora fiori, spezie e note minerali e balsamiche. A tavola con: salumi piccanti, primi con sughi di cacciagione da piuma, tonno alla griglia, pancetta di vitello al forno, pecorini stagionati. Valutazione dell’appagamento 90/100 (da rivedere a fine 2008)

Piero Careddu