Parliamo di vino

Una recente DOC laziale per un vino con una lunga storia.

di Francesco Rovida.

22/08/2008

 Il Moscato di Terracina doc Oppidum 2007 della Cantina Sant'Andrea. E' una bella storia, quasi un romanzo intorno al vino, quella della famiglia Pandolfo e della Cantina Sant'Andrea di Terracina. Bella, anche se tormentata in alcuni dei suoi passaggi fondamentali. Le origini ci portano nell'estremo sud dell'Italia, sull'isola di Pantelleria, alla seconda metà del secolo XIX, quando Andrea Pandolfo avvia un'attività di viticoltura utilizzando il Moscato d'Alessandria. Prima della fine del secolo avviene una prima svolta: la vendita dei vigneti di Pantelleria e l'acquisizione di 60 ettari nel nord della Tunisia. Qui l'azienda prospera, al punto che si avviano commerci con la Francia. Alla fine degli anni '30, però, la fillossera distrugge tutti i vigneti aziendali, azzerando l'attività della famiglia, che comunque riesce a risollevarsi piantando nuovamente viti resistenti alla malattia. Una nuova svolta ha i connotati della storia politica e sociale dell'epoca post coloniale: nel 1964 avviene l'esproprio dei beni e l'espulsione di tutti gli stranieri da parte dell'allora Presidente della Tunisia. La famiglia Pandolfo, guidata da un “nuovo” Andrea, ritorna in Italia, acquistando un piccolo podere vicino a Terracina e realizzando nel 1968 la prima vendemmia per la vinificazione. Da allora l'azienda si è sviluppata in senso sempre più imprenditoriale, senza perdere lo spirito familiare, richiamato anche dal nome. Oggi Sant'Andrea è una realtà consolidata nel Lazio meridionale, con oltre quaranta ettari di terreni nell'ambito delle DOC Circeo e Moscato di Terracina, suddivisi in tre aree principali tra Aprilia, Borgo Vodice e Terracina, e con una cantina moderna e attrezzata. La vendemmia 2007 è stata la prima a potersi avvalere della denominazione di origine “Moscato di Terracina”, dopo l'approvazione del disciplinare avvenuta all'inizio dell'estate del medesimo anno, mentre nelle annate precedenti il vino Oppidum veniva prodotto come Lazio IGT. E da subito ha portato lustro a questa nuova denominazione di origine, guadagnandosi positivi riconoscimenti. Tra questi è giusto ricordare il Calix Aureus, cioè il premio più ambito, ricevuto lo scorso 4 luglio durante la IV Selezione dei vini del Lazio; e la menzione ad honorem alle recentissime finali per la guida Vini buoni d'Italia 09, della quale si parla all'interno del nostro giornale. Oppidum viene prodotto esclusivamente con uve Moscato di Terracina, coltivate in un vigneto di cinque ettari a circa 450 metri sul livello del mare, molto vicini alla costa del Tirreno (a soli 7 Km). La densità dei filari, coltivati a guyot, è mediamente di 6000 piante per ettaro (un ottimo biglietto da visita per un vino che si vuole di buona qualità), con esposizione sud/sud est. La resa è di circa 90 quintali per ciascun ettaro. Alla vendemmia, avvenuta tra fine settembre e inizi ottobre, segue una delicata pigi-diraspatura, la criomacerazione di 24/36 ore e una fermentazione molto lenta a temperatura controllata, che porta ad una produzione di circa 30000 bottiglie. Nel bicchiere il vino si presenta di un bel giallo paglierino molto intenso ed esprime una grande limpidezza. La poca fluidità che si evidenzia roteando il bicchiere suggerisce l'idea di un vino piuttosto corposo. Per l'analisi olfattiva non ci sarebbe nemmeno la necessità di avvicinare il bicchiere al naso, perchè fin da subito Oppidum si rivela quasi opulento nell'espressione dei suoi profumi: è un alternarsi di elementi fruttati (dall'aroma più tipico dell'uva all'albicocca, dalla mandorla ai frutti tropicali), sensazioni floreali (dai fiori gialli alle rose) ed erbacee (con il muschio in primo piano). Anche in una degustazione alla cieca risulta a questo punto chiarissima la nota aromatica tipica del Moscato, che nei più susciterebbe l'attesa di un vino dolce o, al più, amabile. E, invece, all'analisi gustativa il vino si presenta assolutamente secco, proponendo un'esperienza unica, analoga a quella dello Zibibbo vinificato secco in Sicilia, che ben si collegherebbe alla storia della famiglia Pandolfo. Ma continuiamo con la degustazione. In bocca il vino si presenta caldo, morbido e giustamente strutturato, con un discreto bilanciamento (ma per la tipologia del vino non potrebbe che essere così) di freschezza acida e sapidità appena accennata. La corrispondenza con le sensazioni aromatiche percepite al naso è molto buona e ritornano soprattutto le sensazioni fruttate, chiuse da una decisa percezione di mandorla amara. Se l'intensità gustativa è notevole, la persistenza è davvero lunghissima, regalando una prolungata e fine piacevolezza. Interessante è anche il prezzo: mediamente € 7,50 in enoteca. Francesco Rovida L'indirizzo: Azienda agricola “Cantina Sant’Andrea” Strada del Renibbio 1720 04010 Borgo Vodice (LT) www.cantisantandrea.it