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Presidi Slowfood. Presentato il nuovo marchio

di Francesco Rovida

26/11/2008

Durante l'ultimo Salone del gusto, tenutosi a Torino dal 23 al 27 ottobre scorso, è stato presentato il nuovo marchio che contraddistingue i prodotti dei Presidi Slowfood italiani e che sarà applicato sulle confezioni, in modo da rendere chiaro che i prodotti provengono da produttori che hanno deciso di condividere la filosofia del progetto Slowfood.
Si tratta di una scelta che intende sottolineare il passaggio ad una nuova fase di tale percorso: a dieci anni dalla sua nascita sono 177 i Presidi italiani che hanno scelto di seguire una linea di produzione e distribuzione all'insegna del “buono, pulito e giusto”, anche allo scopo di tutelare la biodiversità e le tecniche produttive tradizionali legate ai territori.

Ma cosa è un Presidio? Seguendo le indicazioni che appariranno sulle etichette dei prodotti potremmo semplicemente dire che si tratta di “progetti che tutelano piccole produzioni di qualità da salvaguardare, realizzate secondo pratiche tradizionali”. Queste semplici parole aprono la consapevolezza del consumatore (o consum-attore o co-produttore, secondo le definizione care al movimento e non solo) su un mondo di straordinaria ricchezza: da formaggi e latticini ai bovini da latte o da carne, da alcune razze avicole ai salumi, dai prodotti ortofrutticoli alle conserve, fino a precise tipologie di produzione di pane, dolci e sale.
Tali “prodotti”, per essere riconosciuti nell'elenco dei Presidi, devono essere a rischio reale di estinzione, devono essere legati significativamente alla memoria e all'identità specifica di un gruppo, devono essere legati sul piano ambientale, storico o socio-economico ad un certo ambiente, devono essere prodotti in quantità limitate e garantire una grande qualità sul piano organolettico. Ogni Presidio è dotato di uno specifico disciplinare di produzione, che i singoli produttori devono impegnarsi a seguire rigorosamente, insieme ad un Regolamento e alla Carta dei principi che contraddistinguono questa nuova fase del lavoro e che devono essere sottoscritti per ottenere l'inserimento del marchio sulle proprie etichette.
Qualche esempio, percorrendo l'Italia da nord a sud: il Grano saraceno della Valtellina, l'Aglio di Resia (UD), il Pane di patate della Garfagnagna, il Mosciolo selvatico di Portonovo (AN), il Caciofiore della Campagna romana, la Signora di Conca Casale (IS), il Coniglio di fossa dall'isola di Ischia, il Capocollo di Martinafranca, il Pistacchio di Bronte, lo Zafferano di San Gavino Monreale.


Per alcuni aspetti, forse, soltanto dei nomi. Che suscitano la curiosità di conoscere storie e scoprire affinità e differenze con i prodotti del proprio territorio, suscitano il desiderio del piacere e del gusto, nella scoperta di qualcosa di diverso; e, nello stesso tempo, ricordano la ricchezza che la “Terra Madre” e l'opera dell'uomo hanno realizzato nel corso dei secoli.
Un patrimonio da conoscere e valorizzare. Ora anche da assaggiare con la consapevolezza del consumatore informato che Slowfood vuole contribuire a far crescere.

Francesco Rovida

Per ulteriori approfondimenti si può visitare il sito: www.presidislowfood.it