Parliamo di vino

L'acino parlante Inconfondibile il Monte Carbonare di Suavia!

di Bernardo Pasquali

09/03/2007

 Anche la vendemmia 2005 esprime tutto il valore di questo straordinario terroir. Ancora una volta è successo! E’ quel sentore straordinario e unico di grafite che esplode dal bicchiere una volta versato il vino. È il profumo che mi ricorda ogni volta quando da bambino mi divertivo ad affilare le punte delle matite con il temperino e mi rimaneva la polvere nera sulle dita. Ancora una volta a campione coperto riesco ad individuarne il cru, la provenienza, la parcella di terroir. È probabilmente la più bella esperienza che un degustatore può fare. Ma con il Monte Carbonare non è difficile. È una sensazione così ampia e percettibile che, una volta riconosciuta, lascia un emozionante senso di stupore. Lo stupore di chi attraverso il vino sente di penetrare la terra, la sua composizione di microelementi e la origine, la sua storia. Monte Carbonare sorge sopra Fittà. Un nome un programma si potrebbe dire. Ed è vero. Terra nera bruciata. Vulcanica pietra erosa dal sole e dalle acque piovane. Testimone di un antico vulcano sottomarino spento che 50-60 milioni di anni fa scaldava le acque che coprivano il vigneto Soave. Un terreno che da profondità alle radici della Garganega e le alimenta lentamente e regolarmente con un apporto di umidità costante. Qui sorge il cru di Suavia una azienda storica di Fittà, località tra le più interpretative dell’alta qualità dei vini Soave. La famiglia Tessari coltiva le vigne con maestria e con passione dal 1887 e dal 1982 vinifica in proprio. Sul Monte Carbonare le vigne hanno un’età di 45-50 anni, 3000 piante per ettaro per un’estensione di 4,5 ettari e una produzione di uva per ettaro di 85 quintali. Siamo ad un’altitudine di circa 300 metri con un’esposizione sud-est. Un cru d’eccezione come si può ben comprendere che offre un vino d’eccezione. Il Soave Classico Monte Carbonare 2005 impatta al naso con tutto il suo terroir. Il sentore di grafite è intenso e facilmente percettibile. Ma la sua espressione floreale e fruttata è tipica della zona classica. Raffinata, elegante, inebriante, di giglio, di fiori di acacia, di piante officinali e di salvia in particolare. Il frutto tipico emergente è l’albicocca resa più calda dall’evoluzione nel bicchiere e dalla compenetrazione con la mineralità. Al naso lascia sentori anche di violetta ma nel contempo evolve la sua mela verde in mela golden matura. È speziato, di una speziatura dolce di anice stellato molto delicata e continua e con sentori di sambuco. Al palato è un vino di corpo, ampio, con una lunga persistenza. Il Monte Carbonare anche al palato esprime la sua decisa sapidità, la sua coerenza con i profumi prima descritti. Una acidità ben compensata dalla struttura e dal valore alcolico significativi, ne fa un vino longevo che sarà molto interessante degustare dopo qualche anno. Credo che la caratteristica nocciola della Garganega si potrà evolvere nel senso di una particolare dolcezza che attualmente non si riesce ancora a percepire come tale nel lungo finale. Il Monte Carbonare è uno di quei vini che fa riflettere! Fa capire quanto il vigneto Soave sia strettamente legato al suo territorio d’origine e quanto madre Terra qui abbia compiuto evoluzioni e trasformazioni miracolose. Ma la cosa più stupefacente è che la terra stessa ci richiama e ci conferma all’essenza della tipicità. www.suavia.it Ancora una volta è successo! E’ quel sentore straordinario e unico di grafite che esplode dal bicchiere una volta versato il vino. È il profumo che mi ricorda ogni volta quando da bambino mi divertivo ad affilare le punte delle matite con il temperino e mi rimaneva la polvere nera sulle dita. Ancora una volta a campione coperto riesco ad individuarne il cru, la provenienza, la parcella di terroir. È probabilmente la più bella esperienza che un degustatore può fare. Ma con il Monte Carbonare non è difficile. È una sensazione così ampia e percettibile che, una volta riconosciuta, lascia un emozionante senso di stupore. Lo stupore di chi attraverso il vino sente di penetrare la terra, la sua composizione di microelementi e la origine, la sua storia. Monte Carbonare sorge sopra Fittà. Un nome un programma si potrebbe dire. Ed è vero. Terra nera bruciata. Vulcanica pietra erosa dal sole e dalle acque piovane. Testimone di un antico vulcano sottomarino spento che 50-60 milioni di anni fa scaldava le acque che coprivano il vigneto Soave. Un terreno che da profondità alle radici della Garganega e le alimenta lentamente e regolarmente con un apporto di umidità costante. Qui sorge il cru di Suavia una azienda storica di Fittà, località tra le più interpretative dell’alta qualità dei vini Soave. La famiglia Tessari coltiva le vigne con maestria e con passione dal 1887 e dal 1982 vinifica in proprio. Sul Monte Carbonare le vigne hanno un’età di 45-50 anni, 3000 piante per ettaro per un’estensione di 4,5 ettari e una produzione di uva per ettaro di 85 quintali. Siamo ad un’altitudine di circa 300 metri con un’esposizione sud-est. Un cru d’eccezione come si può ben comprendere che offre un vino d’eccezione. Il Soave Classico Monte Carbonare 2005 impatta al naso con tutto il suo terroir. Il sentore di grafite è intenso e facilmente percettibile. Ma la sua espressione floreale e fruttata è tipica della zona classica. Raffinata, elegante, inebriante, di giglio, di fiori di acacia, di piante officinali e di salvia in particolare. Il frutto tipico emergente è l’albicocca resa più calda dall’evoluzione nel bicchiere e dalla compenetrazione con la mineralità. Al naso lascia sentori anche di violetta ma nel contempo evolve la sua mela verde in mela golden matura. È speziato, di una speziatura dolce di anice stellato molto delicata e continua e con sentori di sambuco. Al palato è un vino di corpo, ampio, con una lunga persistenza. Il Monte Carbonare anche al palato esprime la sua decisa sapidità, la sua coerenza con i profumi prima descritti. Una acidità ben compensata dalla struttura e dal valore alcolico significativi, ne fa un vino longevo che sarà molto interessante degustare dopo qualche anno. Credo che la caratteristica nocciola della Garganega si potrà evolvere nel senso di una particolare dolcezza che attualmente non si riesce ancora a percepire come tale nel lungo finale. Il Monte Carbonare è uno di quei vini che fa riflettere! Fa capire quanto il vigneto Soave sia strettamente legato al suo territorio d’origine e quanto madre Terra qui abbia compiuto evoluzioni e trasformazioni miracolose. Ma la cosa più stupefacente è che la terra stessa ci richiama e ci conferma all’essenza della tipicità. Bernardo Pasquali www.suavia.it